di Marco Mobili, Giovanni Parente
La pace fiscale trova un tesoretto dalla sanatoria delle liti pendenti. Si profila un extragettito rispetto a quanto inizialmente stimato nella relazione tecnica al decreto fiscale collegato alla manovra di fine 2018. Alla fine del piano dei pagamenti spalmati in 20 rate trimestrali su tre anni si potrebbe arrivare a un incasso per l’Erario di 4 miliardi di euro, contro i 500 previsti. Questo se, come stima il sottosegretario al Mef Massimo Bitonci, a fine 2019 si arrivasse a 800 milioni di incassi. Proiezioni e prospettive legittimate dai dati dei versamenti (aggiornati al 6 luglio) della prima o unica rata in scadenza lo scorso 31 maggio. Finora, infatti, sono stati incassati «463 milioni di euro rispetto ai 78 previsti», come ha sottolineato ieri il sottosegretario leghista. In pratica si tratta di un andamento sei volte superiore rispetto alle attese. Nello specifico, 118 milioni di euro rispetto ai 24 previsti riguardano la definizione delle controversie tributarie su Iva e relativi interessi mentre 344 milioni di euro rispetto ai 54 previsti la definizione delle controversie relative ad altri tributi erariali.
In realtà bisogna considerare che la stima contenuta nella relazione tecnica riguardava tutto il 2019, per il quale vanno versate ancora due rate in scadenza rispettivamente entro il 31 agosto (il termine slitterà al 2 settembre in quanto cade di sabato) ed entro il 30 novembre (il termine slitterà al 2 dicembre perché anche in questo caso cade di sabato). Ma solo la prima scadenza “inglobava” coloro i quali non possono rateizzare. È il caso di chi deve versare un importo non superiore a mille euro per chiudere i conti. Ecco perché saranno particolarmente significative le prossime due scadenze per confermare il traguardo finale dei 4 miliardi.
«Un trend già positivo da adesso – rimarca Bitonci – che ci spinge a programmare la riapertura della sanatoria già dal prossimo autunno con la pace fiscale 2». Per spiegare il successo delle adesioni alla chiusura delle liti pendenti, il sottosegretario fa notare come abbia influito «la possibilità di liberare dal peso dei contenziosi cittadini e imprese, che bloccava in molti casi anche nuovi investimenti, così come quella di pagare un importo scontato e soprattutto dilazionato». Allo stesso tempo, ci guadagna anche l’Erario incassando importi incerti e per cui forse avrebbe dovuto attendere molto di più.
Ma si potrebbe fare un passo in più. «Stiamo verificando se è possibile e come – anticipa Bitonci – rendere in qualche modo strutturale la sanatoria». Riflessioni tuttora in corso nel cantiere appena riaperto sui condoni e che si concretizzerà con un nuovo decreto fiscale collegato alla prossima legge di Bilancio. Un contesto in cui è forte la volontà della Lega con sponde già trovate nel Movimento 5 Stelle di dare una mano agli imprenditori in crisi. Un’intenzione che Bitonci sintetizza nell’espressione «ora avanti tutta con la Pace fiscale 2.0 e il saldo e stralcio da estendere alle aziende in difficoltà certificata».