Pubblicato il: 28/02/2019 16:13
Battute finali, prima di arrivare alla Camera, per la pdl sulla gestione pubblica dell’acqua, ora all’esame della Commissione Ambiente di Montecitorio. “Siamo intorno a 240 emendamenti presentati da tutte le forze politiche, tranne Leu, e le votazioni dovrebbero partire nella settimana del 12 marzo. In Aula arriverà il 25 marzo. Come relatore sto prendendo in considerazione molti emendamenti anche delle opposizioni, di tutte le parti politiche che sono coinvolte in Commissione Ambiente”, spiega all’Adnkronos Federica Daga (M5S), prima firmataria e relatrice del testo.
Quanto all’alleato di governo della Lega, “loro hanno presentato una serie di emendamenti molto diversi dai nostri. È loro diritto farlo. e Resta il fatto che abbiamo chiarito nel contratto di governo il concetto di voler trattare la questione dell’acqua pubblica quindi noi ci basiamo anche su questo. Stiamo comunque andando avanti insieme a loro nonostante abbiano depositato questi emendamenti. Stiamo avendo un’interlocuzione in queste settimane”.
Daga spiega lo spirito del provvedimento: “L’acqua deve uscire dal mercato. E’ un monopolio naturale, è un diritto universale, noi vogliamo gestirla fuori dalle logiche di mercato senza far profitto ma reinvestendo ogni centesimo delle bollette pagate dagli utenti negli investimenti necessari sulle reti“.
Con la gestione attuale dell’acqua, secondo Daga “sono mancate tutta una serie di garanzie che erano state date 20 anni fa con l’avvio della privatizzazione del servizio idrico. Non sono aumentati gli investimenti nella realtà dei fatti perché ci troviamo con reti colabrodo e depurazione e fognature che non vanno. E non vanno in tutta Italia, non solo in alcune zone”.
Quanto al ricorso alla fiscalità generale, chiarisce: “Noi in legge di bilancio abbiamo destinato un mld in dieci anni, quindi sono 100 mln l’anno, per il piano invasi e acquedotti. A questo piano accedono anche quei gestori che magari hanno necessità di fare dei lavori che costano un po’ più del solito o dovevano essere fatti negli anni passati. Quindi se non vuoi aumentare troppo la tariffa, se ci sono dei lavori, vai ad accedere a quel fondo”.
Secondo Alessandro Marangoni, ceo di Althesys e coordinatore del gruppo di ricerca Top Utility, “la proposta di legge parte da principi ideali ma ignora l’effettiva realtà del settore e dei problemi concreti. Le misure prospettate dalla pdl in discussione, avrebbero impatti negativi sull’ambiente, aumenterebbero le disparità tra i territori e finirebbero anche per aumentare i costi per i cittadini. Non solo si ridurrebbero le economie di scala e si avrebbe una minore efficienza delle gestioni, ma si rischierebbe di continuare a pagare le sanzioni per l’inadempienza verso l’Ue nella depurazione”. Inoltre, stando all’ultima edizione del rapporto Top Utility, si registra “un balzo in avanti degli investimenti, cresciuti per le mono-utility idriche del 21,1% per arrivare a 916 milioni di euro. Le aziende del servizio idrico integrato (Sii) sono anche quelle che hanno investito di più sul fatturato: il 21,6% contro il 5,1% delle Top 100″.
“Pieno sostegno”, invece, da Paolo Carsetti, rappresentante del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. “Di fatto questa legge rappresenta la nostra legge di iniziativa popolare che depositammo nel 2007 con oltre 400mila firme a sostegno che non è stata mai discussa. Questo è il testo aggiornato soprattutto alla luce dell’esito referendario del 2011. Formalmente depositata dall’onorevole Daga e da altri parlamentari”. La legge, dice Carsetti, ”deve arrivare a garantire l’efficienza del servizio idrico e gli investimenti necessari perché ad oggi non ci sono né efficienza né investimenti”.
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