Pubblicato il: 22/02/2019 09:24
La biodiversità, alla base dei nostri sistemi alimentari, è in calo in tutto il mondo. E ciò che è perso – specie di piante, animali e microrganismi – non può essere recuperato. Il che pone il futuro del nostro cibo e dell’ambiente in grave pericolo. L’allarme arriva dallo ‘Stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura’, rapporto Fao che analizza la condizione di piante, animali e microrganismi che sostengono il cibo e la produzione agricola, a livello genetico, delle specie e degli ecosistemi.
Il rapporto è stato preparato dalla Fao sotto la guida della sua Commissione sulle risorse genetiche per l’alimentazione e l’agricoltura e si basa sull’analisi di dati globali e rapporti forniti da 91 Paesi. La biodiversità per l’alimentazione e l’agricoltura comprende anche la cosiddetta ‘biodiversità associata’, cioè quella miriade di organismi e anche microrganismi che sostengono la produzione alimentare (tra cui api e altri impollinatori; piante, animali e microrganismi che aiutano a depurare l’acqua e l’aria, a combattere le malattie delle colture e del bestiame e a mantenere i terreni fertili).
“La biodiversità è un elemento fondamentale per la nostra vita sul Pianeta è sta lentamente scomparendo. La varietà genetica, di specie e la varietà di ecosistemi rende possibile che l’ecosistema sia salutare. Ci sono tante connessioni fondamentali tra animali e piante”, dice all’Adnkronos Vera Agostini, vicedirettore Dipartimento Pesca e Acquacoltura della Fao, commentando i risultati di questo primo rapporto.
La biodiversità è il fondamento – spiega il report – dei nostri sistemi alimentari e rende i sistemi di produzione e i mezzi di sussistenza più resilienti agli shock e agli stress, compresi gli effetti dei cambiamenti climatici. È anche fondamentale per aumentare la produzione di cibo di fronte a esigenze crescenti: si stima che 821 milioni di persone soffrano già oggi di fame cronica (Onu, 2018) e che entro il 2050 la popolazione dovrebbe aumentare da 7,7 miliardi a circa 10 miliardi (Onu, 2017).
“Uno dei messaggi di questa analisi è che la ‘biodiversità associata’ è importante ed è importante che sia il pubblico che i politici lo capiscano perché è un po’ trascurata e meno ovvia di ciò che ci finisce nel piatto”, aggiunge Agostini.
A minacciare la varietà delle specie, riferisce il rapporto, sono i cambiamenti nell’uso e nella gestione della terra e dell’acqua, seguiti dalla mancanza o inadeguatezza delle politiche per preservare la biodiversità, l’inquinamento, il sovrasfruttamento e il cambiamento climatico. A rischio in particolare foreste e habitat costieri.
Qualche dato: la Lista rossa Iucn delle specie minacciate contiene oltre 9.600 specie di cibo selvatico, di cui il 20% è nella categoria ‘minacciato’ (che comprende: in pericolo critico, in pericolo e vulnerabile) (Fao, Sow-Bfa, 2019); il 33% degli stock ittici sono sovrasfruttati e il 60% ha raggiunto il limite sostenibile (Fao, 2018); il 75% delle colture alimentari mondiali dipende, almeno in parte, dall’impollinazione ma la perdita di api sta aumentando e il 17% delle specie di impollinatori vertebrati è minacciato di estinzione globale (Ipbes, 2016).
“La buona notizia – aggiunge Agostini – è che le pratiche alimentari che rispettano la biodiversità sono in aumento per cui stiamo andando nella direzione giusta”. In particolare, stando al rapporto, l’80% dei 91 Paesi coinvolti nell’indagine afferma di seguire una o più pratiche ‘friendly’ come l’approccio ecosistemico alla pesca, la gestione sostenibile delle foreste, l’agroecologia, l’agricoltura conservativa, i sistemi integrati di allevamento di bestiame e agro-forestali, l’acquaponica, la policoltura e l’agricoltura biologica.
“Altro punto fondamentale – conclude – è che la collaborazione, sia tra settori che tra Paesi, è la chiave nel facilitare il contributo della biodiversità ai sistemi agricoli e alimentari”.
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