Pubblicato il: 14/10/2019 15:28
A livello globale circa il 14% degli alimenti va perso o sprecato dopo il raccolto e ancor prima di arrivare alla vendita al dettaglio, nel corso delle operazioni svolte nelle aziende agricole, in fase di stoccaggio e durante il trasporto. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto presentato oggi dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao), Lo Stato dell’Alimentazione e dell’Agricoltura 2019 (Sofa).
“Ridurre la perdita e lo spreco di cibo è un target importante degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sfg), significa anche raggiungere altri target, in particolare in materia di sicurezza alimentare, alimentazione e sostenibilità ambientale”, si legge nel rapporto.
“Facciamo il possibile per cercare di ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, ma i nostri sforzi possono essere realmente efficaci solo se sostenuti da una profonda comprensione del problema”, afferma il direttore generale della Fao Qu Dongyu nella prefazione del rapporto.
Va tenuto conto che le perdite alimentari variano notevolmente da una regione all’altra tra i medesimi gruppi di materie prime e le medesime fasi delle filiere di approvvigionamento.
In Asia orientale e sudorientale le perdite e gli sprechi sono generalmente più elevati per la frutta e la verdura rispetto ai cereali e ai legumi in tutte le fasi della filiera alimentare, ad eccezione delle perdite produttive delle aziende agricole e in fase di trasporto.
Nei paesi a basso reddito, le perdite di frutta e verdura fresca sono attribuite principalmente a infrastrutture carenti rispetto ai paesi industrializzati. Molti paesi a basso reddito perdono infatti notevoli quantità di alimenti durante la fase di stoccaggio, spesso a causa di strutture inadeguate, magazzini refrigerati compresi.
Nella maggior parte dei paesi ad alto reddito sono disponibili adeguate strutture di stoccaggio e magazzini refrigerati, tuttavia le perdite avvengono proprio durante lo stoccaggio, generalmente a causa di guasti tecnici, errata gestione delle temperature, dell’umidità o di un eccesso di scorte.
Per quanto riguarda le perdite di cibo in fase di vendita al dettaglio e sul fronte dei consumi, le stime – si legge nel rapporto – sono in preparazione.
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