Pubblicato il: 18/02/2019 15:24
di Stefania Marignetti
Continuando così, nel giro di un secolo potremmo dover dire addio agli insetti. Colpa dei cambiamenti climatici, della perdita di habitat naturale e dell’abuso di sostanze chimiche di origine sintetica in agricoltura. Una notizia che forse farà felici chi teme le api o non sopporta le zanzare ma che forse non conosce gli effetti che questo potrebbe avere non solo sull’ecosistema ma anche sulla produzione agroalimentare e, quindi, sull’economia. Tanto che la Germania pensa a una legge. A presentare la proposta è il ministro tedesco dell’Ambiente Svenja Schulze, un vero e proprio “programma d’azione per la protezione degli insetti” con disposizioni vincolanti e modifiche della legislazione in materia di protezione della natura e delle piante, dei regolamenti sull’uso dei pesticidi e interviene anche sulla gestione delle acque.
Per Schulze, gli insetti “meritano di essere protetti attraverso una legge specifica”, perché così “proteggiamo soprattutto noi stessi”. Perché? Perché gli insetti, attraverso l’impollinazione, svolgono un ruolo fondamentale nella produzione di cibo e nel mantenimento dell’equilibrio ecologico. Ad aprire la strada è stato il successo della petizione “salva api”. Lanciata in Baviera la settimana scorsa, la petizione ha incassato in pochi giorni ben 1,75 milioni di firme per chiedere un referendum il cui obiettivo è salvare le api attraverso l’implementazione dell’agricoltura biologica (convertire al ‘bio’ il 20% delle terre agricole nei prossimi sei anni e il 30% entro il 2030), degli spazi verdi (il 10% degli spazi verdi bavaresi dovranno essere trasformati in prati fioriti) e una maggiore protezione dai prodotti chimici in agricoltura. Per ottenere il voto servivano almeno un milione di firme e ne sono arrivate quasi il doppio. Tra i sostenitori della campagna, i Verdi e il Partito democratico ecologico bavarese (ÖDP).
Una strada che potremmo tentare anche in Italia. “Anche in Italia, come stanno facendo in Baviera con straordinario successo associazioni e Verdi, proponiamo un referendum per salvare le api aumentando l’agricoltura biologica, i corridoi ecologici e le aree pesticidi-free”, annuncia la deputata di Leu Rossella Muroni.
Intanto, l’allarme globale per il declino della popolazione di api non si arresta, perché se è vero che con il bando di alcuni insetticidi neonicotinoidi un miglioramento c’è stato, è anche vero che questo riguarda solo le api mellifere, le uniche ad essere minimante monitorate, mentre nulla sappiamo di tutto ciò che succede ‘oltre’ queste, nel mondo degli impollinatori liberi e degli insetti in generale. “Gli ultimi dati globali parlano di un forte declino di tutti gli insetti che, secondo alcune previsioni, senza un’inversione di tendenza, potrebbero sparire nel giro di 100 anni”, dice all’AdnKronos Federica Ferrario, la responsabile della campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia che da anni segue la questione api e impollinatori.
Le conseguenze di uno scenario di questo tipo? “Devastante – dice Ferrario – perché senza gli impollinatori non esisterebbe il 90% della flora che oggi ci circonda e sarebbe compromessa la gran parte della produzione alimentare: il 30% di quello che arriva sulle nostre tavole dipende direttamente dagli impollinatori e il 75% della produzione agroalimentare è in qualche modo legata a loro”. Impossibile? Mica tanto. Succede già in Cina, racconta Ferrario, dove “dopo decenni di utilizzo di sostanze chimiche, le api sono scomparse da un’intera regione e ora gli operai agricoli sono costretti a impollinare manualmente i fiori con costi insostenibili e risultati non paragonabili a quelli ottenuti naturalmente”. L’impollinazione artificiale è una pratica faticosa, lenta e costosa. Secondo le stime di Greenpeace, il valore di questo servizio, offerto gratis dalle api di tutto il mondo, è di circa 265 miliardi di euro all’anno.
Le cause sono diverse: i cambiamenti climatici, con gi sbalzi di temperatura e il clima instabile, la perdita di habitat e, soprattutto, l’abuso di sostanze chimiche di origine sintetica in agricoltura. E qui si apre un’altra questione, perché se è vero che i divieti di alcune sostanze hanno effetti immediati, più subdola è l’esposizione a lungo termine, anche a piccole dosi, di tante altre sostanze di cui sappiamo poco o niente. “Gli insetti impollinatori non incontrano un’unica sostanza in natura, ma ne assumono quando impollinano, quando bevono e così via, e l’effetto cocktail non è stato ancora indagato“, conclude Ferrario.
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