Presentato dal ministro dell’Ambiente il nuovo piano di videosorveglianza del Parco nazionale del Vesuvio. “Chi inquina vada via dal territorio” dice Sergio Costa. 35 telecamere in 10 comuni per monitorare l’intero parco in tempo reale
“Chi inquina vada via dal suo territorio”. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, a margine della presentazione del nuovo piano di videosorveglianza nel parco nazionale del Vesuvio, annuncia che il suo ufficio legislativo è al lavoro per mettere a punto sotto il profilo giuridico il daspo ambientale, un provvedimento che “potrebbe essere preventivo” dice il ministro o “di natura penale e quindi successivo e accompagnare un altro provvedimento giudiziario”. “Il mio ufficio sta lavorando ed è mia intenzione presentarlo al Governo. Lo avevo proposto da comandante della Forestale, poi da generale dei Carabinieri e ora da ministro dell’Ambiente”, spiega.
L’intero Parco nazionale del Vesuvio ‘circondato’ da un occhio elettronico capace di lavorare anche in situazioni di scarsa illuminazione o con condizioni meteo difficili. Non sfuggiranno più roghi e neppure abbandoni di rifiuti. Da oggi un impianto di 35 telecamere dislocate nei 16 comuni del Parco, collegate a tre centrali, sorveglieranno l’intero territorio che lo scorso anno fu devastato dagli incendi soprattutto di origine dolosa. Un investimento pubblico da 240mila euro, realizzato da Fastweb e Innovaway, ha consentito di realizzare un impianto open che nel futuro potrà essere integrato da droni, tecnologia Iot (l’internet della cose) e da telecamere mobili. Il sistema è dotato di impianti di registrazione che si attivano nel caso di perdita di connessione per garantire comunque una copertura continua degli eventi; 10 telecamere sono a fuoco fisso e hanno una capacità di ripresa sia diurna, sia notturna ad alta definizione, 15 sono le telecamere motorizzate con uno zoom ottico digitale fino a 42X, capaci quindi di coprire non soltanto il raggio di azione di 150 telecamere fisse, ma anche di immortalare dettagli su lunga distanza. Infine, 10 telecamere con lettore di targa, dislocate nei punti di accesso, anche i più impervi del parco nazionale.
Il nodo di ripresa e trasmissione più alto è a quota 1000 metri e dista 20 chilometri dalla centrale. La trasmissione dei dati avviene su un doppio canale che sfrutta la frequenza di 5,4 Gigahertz e la rete LTE 4G proprio per garantire la diffusione di immagini ad alta qualità in qualsiasi condizione. Nell’investimento è inclusa anche la manutenzione per tre anni dell’intero impianto e la formazione del personale, carabinieri forestali, che gestiranno la centrale operativa realizzata nel Palazzo Mediceo di Ottaviano. “Quello che è accaduto lo scorso anno – spiega il presidente del Parco Vesuvio, Agostino Casillo – ci ha insegnato che ciascuno deve fare la propria parte. Abbiamo avviato la collaborazione tra i vari Comuni e l’ente parco per dotarci di questo impianto e contiamo di risolvere la questione del monitoraggio di un territorio così difficile anche per far fronte al problema dello sversamento illecito e il rogo dei rifiuti”. Due centrali di intervento collegate al ‘cervellone’ di Ottaviano saranno a San Sebastiano al Vesuvio e, sempre a Ottaviano, nella caserma dei carabinieri forestali. “Si riducono così – prosegue Casillo – anche i tempi di intervento, che con i grandi incendi dell’anno scorso, ci hanno creato non pochi problemi”. La realizzazione della nuova infrastruttura per il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ripaga anche degli sforzi enormi compiuti la scorsa estate. Costa, generale dei carabinieri forestali, era impegnato in prima linea con i suoi uomini sul fronte di fuoco che si aprì il 9 luglio 2017. “Qui proviamo a iniziare un nuovo percorso – dice Costa – non solo per il Vesuvio, ma per tutto il sistema delle aree protette. Queste 35 telecamere non sono tutto, ovviamente, ma sono un segnale fortemente simbolico”. E auspica che alla rete si aggancino anche i Comuni. “Mi aspetto da rappresentante di Governo – aggiunge – che questo sistema open ci porti ad avere altre telecamere collegate nei comuni. La base è fatta, si può proseguire oltre”.
Da AGI