Pubblicato il: 25/07/2019 11:30
L’87% degli stock ittici del Mediterraneo risulta soggetto a una pesca insostenibile, cosa che rende questo bacino il più colpito al mondo dalla pesca indiscriminata. E’ quanto riportato dagli esperti della Scientific, Technical and Economic Committee for Fisheries (Stecf) della Commissione europea.
L’Ue è consapevole dell’urgenza, al punto che tutti gli Stati membri hanno convenuto di ridurre la pressione della pesca entro il 2020, in linea con il ‘rendimento massimo sostenibile’ (Msy), cioè la quantità massima di pesce che i pescatori possono pescare senza compromettere la rigenerazione degli stock.
La stessa Commissione parla di miglioramento delle prestazioni economiche della flotta laddove la pesca rispetta criteri di maggiore sostenibilità. Per queste flotte, nel 2017, si sono registrati record di profitti netti per 1,3 miliardi di euro e un aumento dei salari in media del 2,7%. Mentre i rendimenti delle flotte che pescano stock sovrasfruttati tendono a peggiorare, come nel Mediterraneo e nel Mar Nero dove la situazione rimane preoccupante: nel 2017, 35 dei 40 stock valutati sono stati sfruttati oltre i livelli sostenibili.
Nel Mare Nostrum però a mostrare la strada c’è una buona pratica: l’istituzione di una zona di ripopolamento nella Fossa di Pomo, avvenuta nel 2017 e che in meno di due anni ha prodotto un raddoppio della biomassa di naselli e scampi, con effetti positivi di cui stanno beneficiando gli stessi pescatori che operano al di fuori della riserva e che hanno registrato una crescita esponenziale delle catture e delle taglie di nasello.
“Il successo delle misure adottate per la Fossa di Pomo conferma come queste aree possano contribuire a ripopolare il mare – dice Domitilla Senni di MedReAct – e pertanto andrebbero fortemente sostenute e promosse, in particolare quella all’esame del Mipaaft nel Canale di Otranto”.
Questo stretto tratto di mare fra la Puglia e l’Albania, che separa il mar Adriatico dallo Ionio, è un’area dalle caratteristiche fisiche uniche che influenzano le dinamiche della circolazione delle acque e lo scambio idrico con tutto il bacino del Mediterraneo. I suoi fondali ospitano importanti zone di riproduzione del gambero rosso, gambero rosa, nasello e gattuccio boccanera, nonché colonie dell’ormai rarissimo corallo bamboo, che rappresenta un importante rifugio per molte specie di pesci e invertebrati che le usano per mimetizzarsi o proteggersi, e coralli bianchi di profondità.
“L’istituzione di una zona di ripopolamento nel Canale di Otranto – conclude Senni – potrebbe contribuire al recupero di stock ittici in grave sofferenza, alla conservazione di specie marine in via di estinzione o minacciate e al ripopolamento dell’Adriatico, offrendo anche un futuro a tutte quelle attività di pesca sostenibile. Per questo ci appelliamo al governo per sostenere questa proposta e attivarsi nelle sedi preposte per la sua istituzione”.
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