Pubblicato il: 13/08/2019 14:44
Inquinato e fortemente inquinato più di 1 punto ogni 3 lungo le coste italiane. Colpa della ‘mala depurazione’: 1 cittadino su 4 non è servito da un’adeguata rete fognaria e di depurazione e scarica direttamente in mare. Risultato: situazione preoccupante in molte regioni del Sud, Sicilia, Campania e Calabria su tutte. I cittadini poi sono raramente informati sullo stato di salute delle acque, sulle quali – in molti casi – nessuno monitora né vengono effettuate analisi.
Situazione, quella denunciata da Legambiente con la campagna Goletta Verde (262 punti campionati lungo le coste italiane) sostanzialmente stabile rispetto ai precedenti monitoraggi se non fosse che sono in arrivo nuove procedure di infrazione, oltre a quelle che per le quali paghiamo già: la condanna del 2018, che è costata all’Italia 25 milioni di euro, ci costerà ancora 30 milioni per ogni semestre di ritardo nell’adeguamento della rete di depurazione e coinvolge 74 agglomerati di grandi dimensioni (per l’82% in Sicilia e in Calabria). C’è però anche un’altra condanna che grava sull’Italia ed è relativa, secondo gli ultimi aggiornamenti disponibili, a 14 agglomerati di grandi dimensioni che scaricano in aree sensibili.
In fase di ricorso la terza procedura di infrazione (numero 2014-2059) comminata all’Italia, relativa a oltre 700 agglomerati con dimensioni maggiori di 2000 abitanti equivalenti (a.e.) e 32 aree sensibili e che coinvolge tutte le regioni tranne Molise, Emilia Romagna e la Provincia autonoma di Bolzano. Una quarta procedura d’infrazione, poi, è stata notificata lo scorso anno ed è ora in fase di parere motivato: riguarda 13 regioni con 237 agglomerati con più di 2000 a.e. che scaricano in aree normali e sensibili.
Come detto, ci sono Campania, Sicilia e Calabria sul triste ‘podio’ delle coste inquinate a causa della cattiva o assente depurazione. La Goletta Verde ha monitorato, in Campania, 31 punti critici in corrispondenza di spiagge e foci, di cui 17 sono risultati fuori legge (1 è risultato inquinato, 16 fortemente inquinati); 25 i punti monitorati in Sicilia, di cui 4 inquinati e 12 fortemente inquinati, e quindi sono 16 quelli fuori legge; sui 24 punti campionati in Calabria, 13 sono oltre i limiti (12 fortemente inquinati, 1 inquinato). Per numero di punti risultati essere fuori legge, seguono il Lazio (su 24 punti monitorati la metà è fuori legge con 2 punti inquinati e 10 fortemente inquinati) e la Toscana con 9.
I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo.
I promossi. Zero punti inquinati sugli 11 campionati in corrispondenza di foci e spiagge lungo le coste dell’Emilia Romagna. Bene anche Friuli Venezia Giulia e Veneto che, rispettivamente su 9 e 11 punti campionati, hanno evidenziato un solo punto inquinato per il Veneto e 1 fortemente inquinato per il Friuli. L’associazione però resta prudente: i campionamenti effettuati lungo la costa adriatica (dal Friuli Venezia Giulia alla Puglia) sono stati influenzati dalle condizioni meteorologiche (i campionamenti sono stati fatti in un periodo con assenza di piogge e minori apporti al mare da fiumi, fossi e canali) e dal minor afflusso turistico del periodo di giugno (mese in cui sono stati effettuati i prelievi di Goletta Verde). Alla fine di luglio, sottolinea Legambiente, le autorità competenti hanno appurato criticità, originate da perturbazioni e di conseguenza sversamenti lungo le aste fluviali, che hanno portato a numerosi divieti di balneazione lungo alcuni tratti di quella costa.
Acque ‘abbandonate’ lungo le coste italiane. Sono le acque su cui nessuno monitora né effettua controlli. Nel 45% dei punti di campionamento scelti dalla campagna Goletta Verde non esiste alcun controllo ufficiale da parte delle autorità competenti eppure, nella metà dei casi, queste ‘acque abbandonate’ sono risultate essere inquinate. E nella maggior parte dei casi, i cittadini non vengono informati. Nel 72% dei casi monitorati da Goletta Verde rispetto ai 131 punti dove la balneazione è vietata (o per divieto temporaneo di balneazione o perché non monitorata), non c’è nessun cartello che indichi chiaramente il divieto di balneazione, e spesso in questi punti le persone fanno il bagno, ignari dei rischi per la propria salute. La legge, poi, impone per le zone balneabili, cartelli informativi sulla qualità delle acque. Anche questi restano un miraggio: nel 93% dei casi (130 punti su 140 campionati e definiti balneabili dalle autorità competenti) non sono stati avvistati. Eppure la normativa vigente obbliga le amministrazioni comunali a segnalare in maniera tempestiva, chiara e facilmente accessibile tanto i cartelli di divieto di balneazione che quelli informativi sulla qualità delle acque.
Plastica, una presenza ingombrante. Trovata una media di 97 rifiuti ogni chilometro quadrato di mare, con valori più elevati nel mar Ligure e nello Ionio dove la media raggiunge rispettivamente 122 e 180 rifiuti ogni chilometro quadrato. E per la maggior parte si tratta di plastica: tra l’85 e il 97% dei rifiuti osservati e il 40% è plastica usa e getta. Gli oggetti più frequenti? Buste di plastica (18%), packaging (10%) e teli (8%) in plastica. Le bottiglie in plastica si attestano sul 2,5%.
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