Pubblicato il: 12/11/2019 12:59
Più di una volta e mezza le dimensioni del Pil globale. È il costo dei servizi ecosistemici forniti dalla biodiversità, come l’impollinazione delle colture, la depurazione delle acque, la protezione dalle inondazioni e il sequestro del carbonio. Veri e propri servizi ‘offerti’ dalla natura che valgono circa 125-145.000 miliardi di dollari all’anno e che l’uomo sta letteralmente buttando via.
Tra il 1997 e il 2011 il mondo ha perso circa 4-20.000 miliardi di dollari all’anno a causa del consumo eccessivo e scorretto del suolo e 6-11.000 miliardi di dollari l’anno per il degrado. È questo l’allarme lanciato da Sir Robert Watson, chimico dell’atmosfera, ex presidente dell’Ipcc e presidente, fino al maggio scorso, dell’Ipbes, una delle figure più autorevoli nel campo della lotta ai mutamenti climatici a livello internazionale. L’occasione è stata l’Aurelio Peccei Lecture 2019 organizzata oggi da Wwf Italia, Fondazione Aurelio Peccei e Club di Roma con il sostegno di Novamont.
“I cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità non possono più essere considerati questioni separate, devono essere affrontate insieme e ora – dichiara Watson – compromettono lo sviluppo economico, minacciano la sicurezza alimentare e delle risorse idriche e la salute umana, colpiscono principalmente i poveri e possono portare a conflitti. È essenziale che i governi, insieme al settore privato, affrontino immediatamente questa emergenza”.
Ecosistemi sconvolti. L’intervento umano ha trasformato significativamente il 75% della superficie delle terre emerse, ha provocato impatti per il 66% delle aree oceaniche e ha distrutto l’85% delle zone umide. Oltre il 30% delle barriere coralline è a rischio e dal 1970 a oggi lo stato di salute di molte popolazioni di diverse specie di vertebrati è declinato del 60%. Questo sconcertante tasso di cambiamento globale della struttura e delle dinamiche degli ecosistemi della Terra, dovuto alla nostra azione, ha avuto luogo in particolare negli ultimi 50 anni e non ha precedenti nella storia dell’umanità. Le cause principali sono, nell’ordine, la modificazione dei terreni e dei mari, l’utilizzo diretto delle specie viventi, il cambiamento climatico, l’inquinamento e la diffusione delle specie aliene.
Troppe specie verso l’estinzione. Almeno un milione di specie viventi sono in via di estinzione e rischiano di sparire nei prossimi decenni, su una stima di specie esistenti di 8 milioni circa. I dati sono contenuti nel rapporto “Global Biodiversity Assessment on Biodiversity and Ecosystem Services” dell’Ipbes (Intergovernamental Science Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services). Il tasso totale di estinzione delle specie è oggi a un livello che supera dalle decine alle centinaia di volte la media del livello di estinzione verificatasi negli ultimi 10 milioni di anni. È stato sin qui documentato persino il rapido declino di diverse popolazioni di insetti in alcune aree e in diversi Paesi, in particolare di molte specie impollinatrici: gli studiosi ritengono valida una stima del 10% complessivo di specie di insetti minacciati globalmente di estinzione.
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