Pubblicato il: 05/03/2019 17:12
Sono 396 milioni le tonnellate di plastica vergine che vengono prodotte su scala globale ogni anno. E circa 100 milioni di tonnellate (pari a un terzo dei rifiuti plastici prodotti, che ammontano a 310 milioni di tonnellate) sono quelle che vengono disperse in natura nel mondo a causa della scorretta gestione della filiera della plastica (dalla produzione al consumo, dal riciclaggio allo smaltimento). Se il contesto rimarrà immutato, entro il 2030 l’inquinamento da plastica raddoppierà rispetto a quello attuale e gli oceani saranno gli habitat più colpiti.
A dare l’allarme è il Wwf con il nuovo report ‘Responsabilità e rendicontazione, le chiavi per risolvere l’inquinamento da plastica’ pubblicato a livello globale dall’associazione a meno di una settimana dall’Assemblea delle Nazioni Unite sull’Ambiente (Unea-4) che si svolgerà a Nairobi (11-15 marzo).
Il Wwf ha lanciato anche una petizione mondiale: oltre 250mila persone hanno già chiesto l’adozione di un nuovo Trattato globale sulla plastica.
“Il modo in cui abbiamo gestito la plastica è mostruoso: la nostra civiltà ‘usa e getta’ ha fatto sì che quasi la metà di tutta la plastica diventi rifiuto in meno di 3 anni. Stiamo progressivamente soffocando il mondo e l’umanità sotto tonnellate di plastica senza assumercene la responsabilità. È bastata una generazione per creare quest’emergenza ma la buona notizia è che quella di oggi ha gli strumenti e le conoscenze per risolvere il problema”, dice Donatella Bianchi, presidente Wwf Italia.
“Il nostro report dimostra che si può fare: tutti i soggetti coinvolti nell’economia di questo materiale devono essere allineati all’obiettivo comune di porre fine alla dispersione in natura e risanare la catena del valore della plastica. Come cittadini europei abbiamo una grossa responsabilità: l’Europa è il secondo produttore di plastica al mondo e 2,1 milioni di tonnellate di imballaggi di plastica sono consumati ogni anno dagli italiani”, aggiunge.
Lo studio Wwf ricorda che nei prossimi 15 anni la produzione di rifiuti potrebbe aumentare del 41% a causa dell’accelerazione della produzione di materie plastiche dovute al calo dei costi di produzione. Inoltre il recente bando cinese alle importazioni di rifiuti farà sì che, dal 2030, 111 milioni di tonnellate di rifiuti plastici dovranno essere ridistribuiti a livello globale.
In una situazione in cui su scala europea il 40% della plastica viene persa e non avviata al riciclo, in media ogni italiano produce ogni 5 giorni 1 chilo di rifiuti plastici. Inoltre, nella catena del valore della plastica non vengono calcolate le esternalità ambientali, i costi per le comunità umane e per gli ecosistemi: ammonta a 8 miliardi di dollari il costo annuale degli effetti negativi diretti su pesca, commercio marittimo, turismo e sugli ecosistemi marini.
Ancora: al mondo sono oltre 270 le specie animali vittime dell’intrappolamento in reti da pesca abbandonate e in altri rifiuti plastici; sono 240 le specie che presentano rifiuti plastici nello stomaco. Se non vengono invertiti i trend attuali, conclude il Wwf, al 2030 si rischia che aumentino del 50% le emissioni di CO2 dovute alla plastica e triplichino quelle derivanti dal suo incenerimento.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Adnkronos.