Pubblicato il: 12/07/2019 14:19
Oltre la metà delle 86 specie di squali, razze e chimere del Mediterraneo è minacciata e un terzo di queste è prossima al rischio di estinzione. Il preoccupante stato di questi predatori marini è un chiaro segnale della salute complessivamente precaria del Mar Mediterraneo, la cui biodiversità marina è decimata dalla pesca eccessiva. A tracciare il quadro è il nuovo report di Wwf lanciato in vista della Giornata Mondiale degli squali che si celebra il 14 luglio.
Il nuovo report Wwf “Squali in crisi nel Mediterraneo: misure urgenti per salvarli”, lanciato alla vigilia della Giornata Mondiale degli squali del 14 luglio, raccoglie i risultati delle ultimissime ricerche che evidenziano un Mediterraneo con popolazioni di squali e razze letteralmente decimate in una mattanza silenziosa e invisibile provocata da attività di pesca insostenibili e a volte illegali.
Situazione aggravata da altri fattori: gestione della pesca inefficace, mancata applicazione delle regole, scarsi controlli nei mercati, complessiva carenza di conoscenza e informazioni su queste specie.Il report mette al primo posto la sovrapesca come minaccia per squali e razze, animali che abitano gli oceani da almeno 400 milioni di anni e che la nostra generazione sta decimando in pochi decenni.
Sebbene queste specie non siano quasi mai ‘obiettivo’ dei pescatori, verdesche, mobule, torpedini, gattucci, mako e altre specie spesso protette vengono catturate accidentalmente in tutte le attività di pesca nel Mediterraneo e la maggior parte delle volte rigettate in mare: oltre 60 specie sono vittime di reti a strascico, mentre in alcune zone addirittura un terzo del pescato catturato dai palangari è costituito da squali e razze.
La pesca con reti derivanti, tra l’altro illegale, raggiunge cifre enormi di cattura di questi animali. Si stima ad esempio che, nell’arco di un solo anno, la flotta marocchina abbia catturato con questo attrezzo 20.000-25.000 squali pelagici nel mare di Alborán, e tra 62.000-92.000 in prossimità dello stretto di Gibilterra), ma anche la piccola pesca con reti da posta ha un impatto negativo.
Altre minacce incombono su questi animali, come la plastica che viene ingerita o che li intrappola, e le frodi alimentari che ingannano il consumatore ignaro di mangiare carne di squalo spacciata come pesce spada. Secondo la Guardia Costiera Italiana questa è una delle tre frodi di pesca più comuni in Italia. Questo fenomeno peraltro comporta notevoli rischi per la salute umana: essendo molti squali al vertice della piramide alimentare dei mari, la loro carne contiene un elevato tasso di mercurio, per molte specie al di sopra dei limiti massimi consentiti dalla legge.
Nel nuovo report il Wwf evidenzia le soluzioni possibili che i pescatori e gestori delle attività di pesca dovrebbero considerare: evitare attività di pesca in habitat chiave di squali e razze, utilizzare strumenti di pesca più selettivi che riducano o eliminino il bycatch. Infine, migliorare la conoscenza delle popolazioni di queste specie e la raccolta dei dati è fondamentale per aumentare gli sforzi di conservazione e assicurare completa trasparenza e legalità nel settore della pesca.
“Gli squali rischiano di scomparire dal Mediterraneo. Il loro rapido declino è il più chiaro allarme sullo stato in cui versa il nostro mare e sull’impatto che hanno le pratiche di pesca irresponsabili. Tutti i Paesi del Mediterraneo sono responsabili di questa mattanza silenziosa” afferma Giulia Prato, Marine Officer di Wwf Italia.
“Non c’è più tempo da perdere. Il Wwf intende lavorare con pescatori e governi per migliorare la gestione delle nostre già fragili risorse marine e adottare soluzioni efficaci per ridurre la cattura accidentale di squali” conclude Prato.
Adnkronos.