La proposta è indirizzata ad attenuare i cambiamenti del clima
Una nuova proposta di intervento sul clima sta guadagnando terreno nella comunità scientifica. L’idea prevede l’iniezione di particelle sottili che riflettono la luce solare nella stratosfera terrestre per ridurre l’irraggiamento di calore proveniente dal sole. Anche se vi sono numerosi interventi a riguardo, tuttavia, la geoingegneria è un campo estremamente complesso.
Gli scienziati lavorano al NOAA
Karen Rosenlof e Ru-Shan Gao del laboratorio per le scienze chimiche del NOAA spiegano, in una e-mail, che l’idea sarebbe quella di produrre tonnellate di materiali, come diossido di zolfo, e disperderlo a venti chilometri di altitudine nella stratosfera.
Idea ingegnosa
La domanda sorge spontanea: come è possibile sollevare una quantità sufficiente di corpuscoli riflettenti in modo efficiente e sostenibile? Rosenlof, Gao e il loro collega Pengfei Yu suggeriscono di mescolare alcune particelle di carbonio nere o marroni negli aerosol, che li porterebbero naturalmente all’altitudine desiderata, grazie al calore del sole, secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science Advances.
Questo metodo, mediante lo sfruttamento dell’energia solare, potrebbe abbassare significativamente l’altitudine necessaria per il rilascio della miscela, raggiungibile anche con gli aerei moderni, portando l’umanità sostanzialmente più vicina a un mezzo praticabile per combattere il cambiamento climatico.
Potrebbe innescare una glaciazione
La proposta dello studio per una messa in atto efficiente non è priva di inconvenienti. Secondo Rosenlof e Gao resta la necessità di capire quali scenari saranno più facilmente attuabili, oltre a capire quali saranno gli effetti collaterali sul clima e sulla temperatura superficiale. È importante ricordare che, come forma di geoingegneria, l’iniezione di aerosol nell’aria rappresenta un livello di manipolazione planetaria mai visto prima. E non sarà localizzato solo negli Stati Uniti. Le implicazioni sono impressionanti e le conseguenze hanno il potenziale per essere gravi, si legge in un blog sul confronto di modelli riguardo la geoingegneria.
Sempre stando a quanto riferito dai due ricercatori, degli studi di modellazione su scala globale hanno rivelato gli impatti sullo strato di ozono nella stratosfera e sui modelli metereologici superficiali; c’è la possibilità che si verifichino cambiamenti nelle nuvole ad alta quota, mentre il cielo potrebbe assumere una colorazione biancastra e i tramonti potrebbero apparire più colorati.
Alcuni potrebbero immediatamente sentirsi catapultati in film popolari degli ultimi decenni come “The Matrix” e “Snowpiercer”, che raffiguravano effetti di congelamento incontrollato all’indomani di una geoingegneria troppo zelante. Ma al momento della stesura, i ricercatori non hanno motivo di credere che l’utilizzo di questa tecnica possa sfociare in scenari simili.
Una soluzione temporanea di geoingegneria
La nuova proposta del gruppo di ricerca è stata ispirata dagli incendi del 2017 nel Pacifico nord-occidentale degli Stati Uniti, quando enormi quantità di particelle di carbonio nero sono state sollevate verso la stratosfera terrestre, dove sono rimaste per mesi. Avendo modo di osservare l’accaduto, i ricercatori hanno notato che particelle simili di colore nero o marrone potrebbero assorbire energia solare sufficiente a sollevare le molecole di aerosol circostanti abbastanza in alto da riflettere la luce solare in modo efficace.
Come si è potuto osservare dalle Ere Glaciali che hanno pervaso il pianeta Terra a causa delle eruzioni super vulcaniche, le polveri che si sollevano fino alla stratosfera non vi rimangono per più di tre anni. Da un lato, quindi, potrebbe servire come un modo praticabile per ritardare o differire gli effetti del cambiamento climatico, preservando una biosfera più amichevole per la vita. Ma mentre rimangono molte variabili sconosciute, forse è confortante sapere che anche questo livello di geoingegneria non è permanente.