(Foto Wwf Molfetta)
Pubblicato il: 19/02/2019 16:14
Sono già cinque i casi di tartarughe marine Caretta caretta ritrovate decapitate, in pochi giorni, sulle spiagge del litorale pugliese compreso tra Bari e Trani. A denunciarlo è il Centro recupero tartarughe Wwf di Molfetta (Bari). Le tartarughe Caretta caretta sono una specie protetta perché a rischio estinzione e da anni il Wwf lavora con tantissimi volontari per salvarle dalla plastica, difenderne i nidi, sensibilizzare le comunità di pescatori.
Il Wwf ha chiesto alle forze di polizia il massimo impegno per individuare in tempi rapidi gli autori di questo gesto. “Chi è responsabile di questi crimini deve essere assicurato alla giustizia”, fa sapere il Wwf che chiede anche la collaborazione dei cittadini perché forniscano informazioni utili alla cattura dei responsabili.
Sulla questione si fa largo l’ipotesi di un rito scaramantico. “Se realmente la causa della morte delle cinque tartarughe decapitate recuperate in Puglia è attribuibile a riti scaramantici effettuati da pescatori, dobbiamo mettere in chiaro che questi vandali nulla hanno a che fare con la maggioranza dei pescatori che, al contrario, verso il mare e le sue creature, nutrono grande rispetto e attenzione”, dice Alessandro Lucchetti del Cnr-Irbim (Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine) di Ancona, capofila del progetto europeo per la tutela delle tartarughe marine TartaLife.
Lucchetti, negli oltre 5 anni di progetto, ha lavorato a fianco di numerosi pescatori professionisti, grazie ai quali la mortalità delle tartarughe accidentalmente catturate è diminuita notevolmente. “Con il progetto TartaLife lavoriamo quotidianamente proprio per contribuire fattivamente alla conservazione della tartaruga marina – continua Lucchetti – E lo abbiamo fatto proprio insieme a molti operatori della pesca, sviluppando e diffondendo specifici attrezzi da pesca a basso impatto, potenziando i centri di recupero, formando i pescatori su cosa fare in caso di catture accidentali. E se pure molto rimane ancora da fare, possiamo dire che la collaborazione è stata un successo”.
Tutti i partner di TartaLife condannano fortemente l’accaduto e sperano che i colpevoli possano essere velocemente identificati, anche per non lasciare dubbi sull’onestà e correttezza di una categoria così importante per il mare e la biodiversità che lo caratterizza.
La tartaruga marina comune (Caretta caretta) è una specie seriamente minacciata dall’uomo: si stima che ogni anno circa 150mila tartarughe marine finiscano catturate negli attrezzi da pesca solo nel Mediterraneo e che di queste oltre 40.000 muoiano. A questo si aggiunge la minaccia rappresentata dalla plastica: una tartaruga marina su due nel Mediterraneo ha ingerito plastica, e il 35% degli esemplari analizzati risultano aver inghiottito rifiuti di questo tipo, anche fino 150 frammenti.
Circa 900 tartarughe ferite vengono soccorse e accolte ogni anno nei Centri di Recupero Wwf (Policoro, Molfetta, Lampedusa e Torre Guaceto) dove vengono curate e liberate. La tartaruga marina comune è una specie carnivora diffusa tanto nelle acque degli Oceani Atlantico, Indiano e Pacifico quanto nel bacino del Mediterraneo e del Mar Nero. In particolare, nel Mediterraneo, i siti di deposizione delle uova sono localizzati soprattutto nella parte orientale (Grecia, Turchia, Cipro, Libia). In Italia, i nidi deposti ogni anno sono solo alcune decine di unità (7mila nell’intero Mediterraneo), ma i nostri mari rivestono grande importanza per le popolazioni del bacino.
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