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Cina: vola l’economia del cigno, quando la tutela conviene 

Cina, l'economia del cigno. Quando la tutela conviene

La tutela ambientale non solo è un dovere ma può aprire nuovi scenari di business e di attrattività per un Paese. La Cina, ad esempio, lo ha fatto con i cigni: classificati a livello nazionale come ‘specie protetta di secondo livello’ e a livello globale come ‘specie vulnerabile’, vanno salvaguardati e qui, con investimenti importanti, lo stanno facendo e il risultato è stato quello di generare una vera e propria ‘economia del cigno’ che attrae turisti e studiosi da tutto il mondo.

La zona umida del fiume giallo è il più grande sito di migrazione per la specie e attira più della metà della popolazione ogni inverno. Una superficie di 2,8 milioni di ettari che svolge anche un ruolo importante nella protezione delle fonti idriche e nella purificazione delle acque nel nord della Cina. Qui, grazie alle misure adottate, il numero di cigni è passato da 2.000 a 12.000 negli ultimi anni tanto che, nel 2012, Pinglu è stata nominata ‘Contea del cigno’ dalla China Wildlife Conservation Association.

Al fine di proteggere la specie, Pinglu ha chiuso tutte le imprese inquinanti della zona umida, investito decine di milioni di dollari per migliorare l’ambiente, istituito un team di conservazione con circa 100 persone e installato un sistema di videosorveglianza. Negli ultimi sei anni, Pinglu ha devoluto 400.000 yuan (circa 57.100 dollari Usa) ogni anno per gli agricoltori locali per riportare i terreni agricoli alle zone umide. Trovando così un punto di equilibrio tra benefici ecologici ed economici.

La contea sta costruendo una zona ecologica dedicata al cigno con un investimento di 3 miliardi di yuan. Dopo il completamento della sua prima tappa, si prevede che l’area attirerà oltre 500.000 turisti all’anno. Insomma, l’economia del cigno ha rafforzato la consapevolezza della necessità di tutela tra i cittadini e nelle autorità.

Nel 2013, la Cina ha stabilito una “linea rossa” di non meno di circa 53 milioni di ettari di zone umide entro il 2020. Nel 2019, 158 parchi pilota nazionali di zone umide in Cina hanno superato la valutazione, secondo la National Forestry and Grassland Administration. Grazie all’introduzione di molteplici politiche di protezione e aumento degli investimenti finanziari, il continuo miglioramento cinese dell’ambiente ecologico è diventato la migliore “scorta” per la migrazione dei cigni.

In questo periodo, decine di migliaia di cigni stanno lasciando la Cina per fare ritorno in Siberia. Le autorità locali nelle regioni cinesi lungo la rotta migratoria dei cigni hanno stabilito dure sanzioni nei confronti dei bracconieri e messo a disposizione del personale speciale per salvaguardare gli uccelli durante il loro viaggio. Insomma, guai a chi tocca i cigni, perché salvarli conviene a tutti.

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