Pubblicato il: 02/08/2019 14:45
Si apre a Ginevra la 50esima sessione dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), il braccio scientifico dell’Onu che si occupa di cambiamenti climatici e chiama a raccolta scienziati di tutto il mondo che da tempo ormai ci mettono in guardia sull’avanzamento e gli impatti del climate change sul nostro pianeta. I nuovi dati li conosceremo l’8 agosto quando verrà pubblicato il nuovo report, questa volta dedicato alla relazione tra il clima e l’utilizzo sfrenato e insostenibile che stiamo facendo della terra che, tra agricoltura intensiva, deforestazione e desertificazione, è sottoposta a un processo di degrado che pesa sull’ambiente ma anche sull’economia: il suo costo, tra perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici, viene valutato più del 10% del prodotto lordo mondiale.
In attesa di conoscere le conclusioni degli studiosi, oggi sappiamo già che meno del 25% delle terre emerse del pianeta mantiene lo stato naturale. L ’uomo ha trasformato il 75% delle superfici a disposizione, provocato impatti sul 66% degli oceani e distrutto l’85% delle zone umide. E lo ha fatto solo negli ultimi 50, a un ritmo che non ha precedenti nella storia dell’umanità. Cosa ci aspetta? Tra le altre cose, anche un flusso migratorio che potrebbe arrivare a coinvolgere 700 milioni di persone, in fuga dal deserto che avanza e dagli effetti dei cambiamenti climatici.
“La terra sotto i nostri piedi è uno dei beni più preziosi dell’umanità e proprio nel momento in cui non potremmo permettercelo stiamo perdendo terreno fertile e biodiversità a un ritmo allarmante”, dice Inger Andersen, direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep), aprendo la sessione.
Oltre 3 miliardi di persone sono oggi interessate dal fenomeno del degrado del suolo mentre oltre 820 milioni soffrono ancora la fame, ricorda Andersen. “Dobbiamo adattare il nostro utilizzo della terra ai cambiamenti climatici in modo da poter garantire la produzione alimentare per le generazioni presenti e future”, aggiunge il capo del Programma ambientale delle Nazioni Unite.
La 50esima sessione dell’Ipcc porterà dunque alla pubblicazione del Report su Clima e Suolo: al centro la relazione tra cambiamenti climatici e il modo in cui sfruttiamo le nostre terre, dall’agricoltura alla silvicoltura passando per la desertificazione. A settembre, poi, l’Ipcc dovrebbe adottare un altro rapporto che si concentrerà invece sul rapporto tra cambiamenti climatici, oceani e ghiacciai.
“Spero che queste relazioni possano servire a costruire un ponte tra le conoscenze scientifiche e coloro che possono svolgere un ruolo nell’implementazione di soluzioni: i responsabili politici, ma anche altre parti interessate nel mondo degli affari, della società civile e dei consumatori”, dichiara Lee Hoesung, presidente dell’Ipcc.
Adnkronos.