Nuovi dati diffusi dal National Sea and Ice Data Center degli Stati Uniti indicano che quest’anno i ghiacci presenti nel mare Antartico raggiungeranno l’estensione minore mai registrata dai satelliti. Le misurazioni preliminari mostrano come sia stato superato il record precedente stabilito nel marzo 2017, quando la banchisa raggiunse l’estensione minima di 2,1 milioni di chilometri quadrati, scesi ulteriormente a 1,98 milioni di chilometri quadrati domenica 20 febbraio.
«È terrificante vedere con i propri occhi la fusione di questo oceano ghiacciato», dichiara Laura Meller, della campagna Protect The Oceans di Greenpeace, attualmente impegnata in una spedizione scientifica dell’organizzazione ambientalista in Antartide. «Le conseguenze di questi mutamenti si estendono a tutto il pianeta, colpendo le reti alimentari marine globali. La nostra recente spedizione scientifica in Antartide ha confermato che la crisi climatica ha già un impatto sulle specie chiave della regione. Ogni essere umano sulla Terra per sopravvivere dipende dagli oceani, che devono essere protetti in modo permanente con una rete globale di santuari marini».
La calotta antartica si sta sciogliendo tre volte più velocemente rispetto agli anni Novanta, contribuendo all’innalzamento globale del livello del mare. Il rapido riscaldamento ha già causato la contrazione e un significativo spostamento verso sud della distribuzione del krill antartico, una specie alla base della catena alimentare marina. Una recente spedizione di Greenpeace in Antartide ha inoltre confermato che i pinguini gentoo si riproducono più a sud come conseguenza della crisi climatica.
L’integrità dei mari e degli oceani è essenziale per ridurre gli impatti del riscaldamento globale, poiché essi contribuiscono a eliminare CO2 dall’atmosfera, immagazzinandola nei sedimenti dei fondali.. La comunità scientifica ritiene che proteggere almeno il 30% degli oceani con una rete di santuari sia essenziale per permettere agli ecosistemi marini di resistere ai rapidi cambiamenti climatici. Greenpeace chiede un trattato globale sugli oceani, che potrebbe essere concordato all’ONU nel marzo 2022, consentendo la creazione di una rete di santuari oceanici, liberi da attività umane dannose, in tutte le acque internazionali.