Pubblicato il: 19/05/2020 17:27
di Stefania Marignetti
Nel 2020 potremmo registrare la più grande riduzione annuale di emissioni, a livello globale, mai registrata dalla fine della Seconda guerra mondiale. E’ l’effetto del lockdown, e se centreremo l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, non sarà certo per le politiche messe in campo ma ‘grazie’ – per così dire – al Coronavirus.
Secondo lo studio “Temporary reduction in daily global CO2 emissions during the COVID-19 forced confinement”, l’analisi appena pubblicata sulla rivista Nature Climate Change dedicata al calo delle emissioni di CO2 durante il lockdown per il Covid-19, le emissioni giornaliere sono diminuite del 17% (ovvero 17 milioni di tonnellate di anidride carbonica) a livello globale durante il picco del confinamento del 7 aprile, scendendo a livelli osservati l’ultima volta nel 2006.
Le emissioni del settore dei trasporti terrestri hanno rappresentato quasi la metà (43%) del calo, mentre la produzione di energia elettrica ha rappresentato il 19%, l’industria il 25% e l’aviazione il 10%. In Italia il calo massimo delle emissioni giornaliere è stato del 27,7%. Secondo i ricercatori, l’impatto del confinamento sulle emissioni di quest’anno porterà probabilmente alla più grande diminuzione annuale delle emissioni assolute dalla fine della seconda guerra mondiale.
Gli autori hanno testato tre potenziali scenari di uscita dalle misure di confinamento alla fine di quest’anno, e hanno scoperto che potremmo essere sulla buona strada per un calo del 4-7% delle emissioni totali entro la fine del 2020. Una buona notizia, visto che il rapporto dell’Unep ha detto chiaramente che sono necessarie riduzioni delle emissioni di gas serra del 2,7% all’anno per mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, e del 7,6% all’anno per mantenerlo al di sotto di 1,5°C.
La cattiva notizia è che non basta. La diminuzione delle emissioni di quest’anno non avrà un grande impatto sui cambiamenti climatici, in quanto è di poco conto rispetto alle emissioni accumulate finora, e rispetto ai tagli alle emissioni necessari per affrontare i cambiamenti climatici.
Gli autori avvertono che la corsa verso i pacchetti di stimolo economico non deve far aumentare le emissioni future ritardando il Green Deal o riducendo i target per i tagli alle emissioni, e la COP26 rimane una pietra miliare vitale in questo sforzo. E raccomandano ai decisori politici di concentrarsi sulle politiche relative ai trasporti e alla mobilità, dato che hanno rappresentato circa la metà della diminuzione delle emissioni durante il confinamento, e di attuare “un cambiamento sistemico attraverso le energie rinnovabili”.
“Il confinamento della popolazione ha portato a drastici cambiamenti nell’uso dell’energia e nelle emissioni di CO2 – dichiara Corinne Le Quéré dell’Università dell’East Anglia, autrice principale dell’analisi – però, queste diminuzioni estreme saranno probabilmente temporanee, in quanto non riflettono i cambiamenti strutturali nei sistemi economici, di trasporto o energetici. La misura in cui i leader mondiali considereranno i cambiamenti climatici quando pianificano le loro risposte economiche post Covid-19 influenzerà i percorsi globali delle emissioni di CO2 per i decenni a venire”.
Per Corinne Le Quéré, “esistono opportunità per realizzare cambiamenti reali e duraturi ed essere più resistenti alle crisi future, attuando pacchetti di stimolo economico che contribuiscano anche a raggiungere gli obiettivi climatici, soprattutto per la mobilità, che rappresenta la metà della riduzione delle emissioni durante il confinamento. Ad esempio, nelle città e nelle periferie, sostenere gli spostamenti a piedi e in bicicletta e l’adozione di biciclette elettriche è molto più economico e migliore per il benessere e la qualità dell’aria rispetto alla costruzione di strade, e preserva la distanza sociale”.
Anche per il co-autore dello studio, Rob Jackson dell’Università di Stanford e presidente del Global Carbon Project, “il calo delle emissioni è sostanziale ma mostra la sfida di raggiungere i nostri obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi. Abbiamo bisogno di un cambiamento sistemico attraverso le energie rinnovabili e le auto elettriche, non di riduzioni temporanee dovute a comportamenti imposti”.
“Anche se il Covid-19 è una tragedia umana – aggiunge il co-autore Glen Peters, direttore di ricerca presso il Cicero, Center for International Climate Research di Oslo, Norvegia – ci ha costretti a guardare al problema del clima con occhi nuovi. Le politiche di confinamento per il coronavirus non hanno lo scopo di risolvere la crisi climatica, ma i dati in tempo reale che raccogliamo ora possono aiutarci a progettare politiche climatiche più efficaci in futuro”.
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