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Dissesto idrogeologico: i dati ISPRA 2107. Italia Paese ad alto rischio

L’ultimo rapporto del ministero dell’Ambiente sottolinea il collegamento dei fenomeni di frane e alluvioni con i cambiamenti climatici: sono direttamente collegate agli eventi estremi e, nei prossimi anni, destinate ad aumentare

Huffingtonpost.it, Alfredo De Girolamo

L’Italia, si sa, è un Paese dal territorio fragile sul piano idrogeologico, esposto a due rischi principali: frane e alluvioni. Ma quanto è fragile e quali e quanti rischi corriamo davvero? Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente) ha pubblicato il rapporto che analizza questi due fenomeni con dati riferiti al 2017.

Si tratta di due eventi diversi ma fortemente interconnessi, che spesso colpiscono in modo congiunto popolazioni e territori. Per questo correttamente Ispra procede anche ad un’analisi sinottica, evidenziandone l’esposizione complessiva. Al tempo stesso, Ispra sottolinea il collegamento dei fenomeni di frane e alluvioni con i cambiamenti climatici: sia frane che alluvioni sono strettamente collegate agli eventi estremi di pioggia.

Da qui la previsione che le crisi idrogeologiche sono destinate ad aumentare nei prossimi anni, con un conseguente adeguamento delle politiche di adattamento e un probabile incremento di spesa pubblica.

Veniamo ai dati: in Italia sono in corso 620.808 frane, che interessano il 7,9% del territorio ed il fenomeno è leggermente in aumento rispetto agli anni scorsi. Ogni anno le frane che si attivano sono qualche centinaio. Ma Ispra non si limita a registrarle, ma stima anche le “aree a pericolosità di frana” ovvero le zone potenzialmente soggette a questi fenomeni, che le Autorità di Distretto inseriscono nei Piani di Assetto Idrogeologico.

In Italia circa il 20% del territorio è complessivamente a rischio (19,9%), mentre le aree a “rischio molto elevato” coprono circa l’8,4% del territorio. L’estensione di queste aree tende ad aumentare (+2,9% nel 2017). Una media nazionale che segnala la forte diffusione del rischio, che assume livelli ancora più intensi in alcune regioni: Toscana, Emilia Romagna, Campania, Valle D’Aosta, Abruzzo, Lombardia, Sardegna e Provincia di Trento. Ispra considera anche popolazione e manufatti coinvolti nel rischio frane: 1,3 milioni di persone (538.000 famiglie) vivono in aree che franano, il 3,8% degli edifici, l’1,7% delle industrie ed il 5,8% dei beni culturali sono esposti a questo rischio.

Veniamo alle alluvioni: anche in questo caso Ispra distingue fra eventi singoli e “aree a pericolosità idraulica”. Nel complesso circa il 24% del territorio è compreso in aree a rischio idraulico anche se solo il 4,1% ad elevata pericolosità e l’8,4% a medio rischio. Anche questo fenomeno è in aumento, con un incremento delle aree dell’1,5% fra il 2017 e il 2015. Le regioni maggiormente interessate sono sempre la Toscana, l’Emilia Romagna, la Lombardia, il Piemonte ed il Veneto. Ispra considera anche popolazione e manufatti coinvolti nel rischio alluvioni: 6,2 milioni di persone (2.650.000 famiglie) vivono in aree a rischio idraulico, il 9,3% degli edifici, l’12,4% delle industrie ed il 15,3% dei beni culturali sono esposti a questo rischio e a subire alluvioni.

I due fenomeni sommati generano un dato molto allarmante: il 91,1% dei comuni è interessato ai due rischi congiunti, per un territorio esposto pari al 16,6% del totale. Una media che vede però alcune regioni con valori elevatissimi (oltre il 60% Valle d’Aosta ed Emilia e Romagna, oltre il 50% Toscana, Campania e Trento). Alcune regioni (Valle d’Aosta, Liguria, Emilia e Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) hanno tutti i propri Comuni in area di rischio.

Ispra certifica quello che sappiamo da anni: l’Itala è un paese idrogeologicamente fragile, rischio frane e rischio alluvioni si sovrappongono fino ad interessare un sesto della popolazione (in alcune regioni anche la metà). Fenomeni in aumento anche perché legati ai cambiamenti climatici e all’aumento dei fenomeni metereologici estremi.

Insomma un messaggio chiaro ai “policy maker” nazionali e regionali. Gli strumenti di pianificazione ci sono (Piani di Assetto Idrogeologico, Piani di gestione del rischio alluvioni), le Autorità di Distretto esistono, importante è mantenere e aumentare la spesa pubblica per la manutenzione del territorio. Un investimento fondamentale per ridurre i rischi e i danni, e che potrebbe generare occupazione aggiuntiva e qualificata. Un investimento che punta sulla prevenzione e non sulle misure di intervento ex post. Forse il più importante intervento di infrastrutturazione che il nuovo governo ha davanti a sé.

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