Pubblicato il: 26/03/2020 15:21
“Dalla metà di febbraio, nell’atmosfera è stata registrata una riduzione delle concentrazioni di inquinanti chiave NO2 e polveri sottili (PM2,5 e PM10, particelle con diametro inferiore rispettivamente a 2,5 micrometri e 10 micrometri) nel Nord Italia. Queste riduzioni sono in parte spiegate dalle condizioni meteorologiche e in parte dagli effetti del lockdown”. Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service (C3S) presso l’Ecmwf-European Centre for Medium-Range Weather Forecasts, spiega all’Adnkronos i dati sul calo degli inquinanti atmosferici registrato in questo periodo di blocco deciso per fare fronte all’emergenza sanitaria.
“Poiché l’inquinamento atmosferico è molto variabile, è importante esaminare potenziali anomalie o tendenze per periodi di tempo di alcune settimane al fine di individuare i trend; in caso contrario, questa variabilità dominerà il quadro e le conclusioni non saranno statisticamente solide”, spiega il Climate Scientist.
Nel dettaglio, “abbiamo stimato che il livello di NO2 è diminuito di circa la metà nelle ultime 5 settimane. Il traffico stradale in genere rappresenta circa il 40% delle emissioni di NO2, quindi si prevede che la drastica riduzione del traffico dovuta al ‘lockdown’ comporterà una riduzione delle emissioni di NO2 e conseguentemente una riduzione delle sue concentrazioni nell’aria“.
L’NO2, o biossido di azoto, “è un inquinante che rimane per brevi periodi nell’atmosfera e quindi ‘permane’ vicino alle fonti di emissione”.
“Il risultato è simile, ma leggermente meno marcato per PM10“, spiega l’esperto che interpreta questo dato tenendo conto del fatto che queste polveri sottili hanno “una vita più lunga nell’atmosfera (in genere 1 settimana), quindi le concentrazioni locali sono influenzate anche da fonti distanti, provenienti anche dalle aree non ancora soggette al blocco” e che “il traffico rappresenta una percentuale inferiore delle emissioni totali di PM e le emissioni causate da alcune importanti fonti non diminuiscono necessariamente in una situazione di blocco, come la produzione di energia e l’uso di energia per esigenze residenziali”.
In questa fase, aggiunge, “la situazione è meno marcata nelle città del Centro e del Sud Italia, così come nel resto dell’Europa, tuttavia in queste aree le misure di contenimento sono state prese solo recentemente“.
Per quanto riguarda un eventuale impatto del lockdown sulle emissioni di gas serra, Buontempo spiega che “una potenziale riduzione delle emissioni dei gas serra principali come CO2 (anidride carbonica) e CH4 (metano) è più difficile da definire dalle osservazioni atmosferiche, satellitari o terrestri“.
Questo perché “le concentrazioni di fondo di questi gas sono molto elevate, a causa della loro lunga permanenza nell’atmosfera (in genere 10 anni per CH4, 100 per CO2). Le emissioni recenti rappresentano solo una piccola parte delle concentrazioni di fondo (in genere di livello dell’1%) ed è quindi molto complicato rilevare anomalie. Vi sono state alcune stime di riduzione indiretta (tenendo conto della riduzione stimata in diversi settori), ma in base alle informazioni a nostra disposizione sappiamo che non si tratta di osservazioni fondate in questa fase”.
Adnkronos.