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Eni, net zero Carbon footprint al 2030 

 

Intensità delle emissioni di gas effetto serra (GHG) ridotta, in linea con l’obiettivo di -43% al 2025 rispetto al 2014 nelle operazioni upstream. E poi c’è l’obiettivo, annunciato a marzo, di raggiungere la ‘net zero carbon footprint‘ nel settore upstream per il 2030, aumentando l’efficienza delle attività, riducendo le emissioni di GHG e sviluppando progetti di conservazione delle foreste. Sono alcuni dei dati relativi al percorso di decarbonizzazione intrapreso da Eni e illustrati in “Eni For 2018“, il tredicesimo report di sostenibilità pubblicato oggi e presentato in occasione dell’assemblea degli azionisti.

Eni For include il percorso di decarbonizzazione, un documento interamente dedicato, per il secondo anno consecutivo, alla strategia di Eni sul clima, che segue le raccomandazioni della Task force on Climate-related Financial Disclosure (TCFD), di cui Eni è stato membro sin dalla sua fondazione, unica nell’industria Oil & Gas.

“Con una popolazione mondiale che nel 2040 potrebbe superare i 9 miliardi, avvertiamo la responsabilità, in quanto compagnia del settore dell’energia, di portare energia innovativa e più pulita dove necessario – spiega l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi – Possiamo contribuire a promuovere lo sviluppo economico, investire nell’istruzione e nella formazione, migliorare le condizioni di salute e l’accesso all’acqua”.

Per la presidente Emma Marcegaglia, “l’attenzione per la sostenibilità ambientale è parte integrante del nostro sistema di corporate governance. Eni ha adottato una strategia di decarbonizzazione all’avanguardia, sfidante per gli obiettivi e innovativa per gli strumenti che prevedono, tra l’altro, partecipazione a progetti di forestry”.

Il rapporto di sostenibilità di Eni illustra come l’azienda stia evolvendo per affrontare le sfide globali e per contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite. Cambiamento climatico, ambiente, salute e sicurezza, rispetto per i diritti umani, istruzione e formazione professionale, sviluppo locale sono le aree di interesse prioritario per Eni.

Per soddisfare queste priorità, Eni si è concentrata sulla creazione di partnership sia con il settore pubblico che con organizzazioni della società civile, come strumenti chiave per realizzare le proprie ambizioni in materia di sostenibilità e per contribuire al raggiungimento degli SDGs. Le partnership sono fondamentali per affrontare le sfide di maggiore rilievo, in quanto permettono di costruire obiettivi comuni guidati dai valori condivisi.

A tal fine, Eni ha lavorato con governi, organizzazioni internazionali, ong ed altre aziende private. Eni ha firmato accordi con il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) per sviluppare energia sostenibile in diversi Paesi africani e con l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao) per costruire pozzi d’acqua a energia solare in Nigeria. Eni ha continuato il suo programma di sminamento in Angola con Halo Trust, la più grande organizzazione umanitaria al mondo che si occupa di rimozione di mine. In linea con la propria strategia sul clima, Eni ha rilanciato il suo impegno tramite la Oil and Gas Climate Initiative aderendo al target collettivo di riduzione dell’intensità delle emissioni di metano.

Centrale, il tema dell’innovazione: in Ricerca e Sviluppo Eni prevede investimenti pari a 900 milioni di euro nel periodo 2019-2022. Nel 2018 le spese totali in R&S sono state pari a 197 milioni di euro, di cui 74,3 milioni dedicati alla decarbonizzazione tra rinnovabili (24,6 milioni), chimica verde (6,9), bioraffinazione (8,3), promozione del gas (12,2), efficienza energetica (9,6), riduzione delle emissioni (12,7). Investimento che paga: nel 2018 i benefici economici legati all’applicazione di tecnologie innovative sono stati pari a 921 milioni di euro, in leggero aumento rispetto al 2017. I brevetti in vita sono 7.280, tredici le nuove domande di brevetti su fonti rinnovabili.

 

 

 

Adnkronos.

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