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Fashion Pact, Mazzi (Prada): “L’unione fa la forza”  

Fashion Pact, Mazzi (Prada): L'unione fa la forza

La ‘fabbrica giardino’ progettata dall’architetto Guido Canali, stabilimento di Prada a Valvigna (AR) – (courtesy of Prada)

“Da parte nostra ma anche da parte degli altri marchi c’è stata una immediata ed entusiastica adesione al Fashion Pact“, impegno congiunto di 32 imprese globali del settore moda per raggiungere obiettivi concreti in materia di clima, biodiversità e oceani, sottoscritto in occasione del G7 di Biarritz. Così Carlo Mazzi, presidente di Prada SpA, in una intervista all’Adnkronos.

“La novità importante di questo Fashion Pact è il fatto che sia stato sottoscritto da molte grandi aziende del settore ed è la prima volta che le imprese di questo settore collaborano – continua – Mentre in altri settori ci sono problematiche di carattere tecnico che accomunano le aziende, nel nostro settore le problematiche tecniche sono relativamente meno importanti rispetto all’elemento creativo quindi una collaborazione è più difficile”.

“In questo caso, invece, c’è stata un’adesione rapida e incondizionata da parte di tutti. Un fatto molto importante per noi perché questi temi, sui quali Prada ha già fatto molto, sono complessi e globali – spiega – Per esempio, la possibilità di incidere sulla catena di valore che è su livello globale, perché noi compriamo materie prime in tutto il mondo, diventa più significativa se ci aggreghiamo con altri importanti consumatori di materie prime nella richiesta del rispetto di standard di sostenibilità”.

C’è così la possibilità di unire l’impegno e di ottenere un risultato, l’unione fa la forza“, aggiunge annunciando che le realtà aderenti hanno “stabilito di rivedersi nelle prossime settimane” per definire i prossimi step.

Più in generale, per il settore della moda la sfida è: “La sostenibilità come una finalità dell’impresa”. “E’ un problema culturale. L’impresa non è un elemento estraneo ma è una componente della società, l’impresa deve creare valore in generale non per una sola categoria, se si intende il termine ‘stakeholder’ come ‘società’ allora sono d’accordo. Quindi la questione fondamentale è passare da un atteggiamento egoistico nella vita, sia nella famiglia sia nel lavoro, ad un atteggiamento collaborativo che è poi ciò che ha consentito il progresso”, chiarisce.

In azienda “la sostenibilità la consideriamo da tempo sotto molti aspetti. A cominciare dalla sua declinazione in termini ecologici, e qui parliamo di risparmio energetico, utilizzo di fonti di energia ‘green’, selezione di tutti i componenti chimici; oltre alla tradizione di non consumare terreno agricolo per fare i nostri stabilimenti ma utilizzare sempre o quasi sempre siti industriali dismessi da ristrutturare”, spiega. Qualche dato: 26 milioni di euro di investimenti nella comunità; un terzo dei negozi full led e i rimanenti parzialmente a led; 82% di carta riciclata o certificata; 7 impianti di fotovoltaico.

“Poi c’è un track record molto importante nella sostenibilità sociale, nel rispetto delle condizioni dei lavoratori, propri e relativi alla nostra catena di produzione. Oltre ad una tradizione in termini di sostenibilità sociale che si traduce in iniziative culturali e benefiche. Forse ciò che è più noto è il nostro impegno sul piano culturale, coerente con la nostra visione e il nostro lavoro, con tutta l’attività della Fondazione Prada fatta per noi e per l’intera società”, continua.

E ancora. “Da tre anni abbiamo messo in piedi una collaborazione con Politecnico Milano e Università di Yale per dei convegni sulla sostenibilità a tema ‘Shape the future’ il primo su sostenibilità e creatività e il secondo su sostenibilità e digitalizzazione. A breve ci sarà il terzo appuntamento”, conclude.

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