Il Ministro Costa ha firmato a Roma il decreto che delinea 96 siti di importanza comunitaria (SIC) delle regioni biogeografica alpina e continentale nella regione Veneto. Un passo verso la tutela degli ecosistemi Italiani.
Roma, 30 luglio 2018
Il decreto allinea l’Italia con gli obiettivi Europei 2020 che prevedono una crescente tutela della biodiversità per contrastarne il relativo fenomeno di riduzione e danneggiamento largamente diffuso nel nostro continente, e non solo.
Con il suddetto decreto si garantisce l’attuazione di misure specifiche per la sicurezza e la gestione della preservazione della biodiversità attraverso una rete internazionale e strumenti di controllo incrociato.
Tra le zone di conservazione designate, 35 sono appartenenti alla regione alpina, di cui fanno parte: le Dolomiti di Ampezzo, il gruppo Sella e la Marmolada, il massiccio del Grappa, il Lago di Misurina, i Monti Lessini (Cascate di Molina, Ponte di Veja, Vaio della Marciora), il fiume Adige tra Belluno Veronese e Verona Ovest, il fiume brenta dal confine Trentino al Cismon del Grappa, Civetta-Cime di San Sebastiano.
Per quanto concerne la regione continentale sono 61 le zone speciali di conservazione, tra cui: Colli Berici, Colli Asolani, Colli Euganei-Monte Lozzo-Monte Ricco, il fiume Adige tra Verona Est e Badia Polesine, i biotopi litoranei del Lido di Venezia, il delta del Po, la laguna Caorle-foce del Tagliamento, Tegnù e Chioggia.
La designazione delle ZSC è un passaggio importante in linea con le direttive del programma europeo Rete Natura 2000, che prevede la “creazione di una Rete Ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi della direttiva 92\43\CEE “Habitat”, finalizzata al mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati a livello comunitario“.
Sul sito del ministero dell’ambiente relativo al programma Natura 2000 si dichiara che “Le aree che compongono la Rete Natura 2000 non sono riserve rigidamente protette dove le attività umane sono escluse; la direttiva Habitat intende garantire la protezione della natura tenendo conto anche delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonchè delle particolarità regionali e locali”.
“L’individuazione e delimitazione delle ZSC si basa interamente su criteri scientifici e mira a proteggere i territori “più idonei” alla conservazione delle specie. In Italia l’individuazione di tali zone spetta alle regioni e alle province autonome, che trasmettono i dati al Ministero dell’Ambiente e alla Tutela del Territorio e del Mare.” (Ministero dell’ambiente)
Quest’ultima dichiarazione potrebbe sollevare alcuni dubbi sulla gestione e sui criteri decisionali relativi, anche perchè sebbene in ogni paese ci siano luoghi particolarmente proliferi rispetto ad altri in termini di biodiversità, c’è da tenere conto che il nostro pianeta è uno solo e non è possible dividerlo in scompartimenti stagni, alcuni dei quali tutelati e altri no.