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Gli ibis non sono più capaci di migrare, ma ci pensa l’uomo a insegnarglielo di nuovo

Un tempo largamente diffuso, oggi l’ibis è tra le specie in via di estinzione e addirittura non è più in grado di compiere le migrazioni annue che lo preservavano dal cambio del clima. Un progetto europeo aiuta questa specie a migrare.

L’Ibis è un uccello elegante, dal portamento regale e dal lungo becco adunco di cui si serve per cibarsi. Alto 35 cm ha un apertura alare di 100-120 cm, è un uccello gregario, particolarmente sociale che ama la vita di gruppo e si nutre di piccoli vertebrati, insetti, ragni e lumache. La sua giornata tipo consiste nello stare con il becco dentro il suolo alla ricerca di pasti ghiotti.

Se un tempo l’ibis era diffuso in Europa meridionale, Africa e Medio Oriente, oggi a causa dell’alterazione degli habitat e della forte antropizzazione, questa specie rischia sempre più la sopravvivenza. Inoltre pare che abbia totalmente disimparato a migrare, cosa che dovrebbe essere naturale, ma che nel caso dell’ibis purtroppo non lo è più.

In Italia gli ibis sono sempre stati prediletti dai cacciatori, tant’è che sono praticamente considerati estinti. Proprio a causa di questa situazione, qualche settimana fa ha preso il via una missione molto speciale, resa possibile grazie ad un progetto dell’Unione Europea di salvaguardia delle specie. Dalla Germania, precisamente dal lago di Costanza, è partito un aereo in spedizione che ha accompagnato 31 esemplari nella loro migrazione verso l’Italia mostrandogli la rotta fino al lago di Orbetello. Attraversando le Alpi, gli Ibis stanno percorrendo centinaia di kilometri seguendo le loro mamme umane adottive che li hanno allevati e cresciuti fin dai primi istanti di vita.

Le mamme adottive dell’ Ibis assumono il compito naturale che i genitori naturali non possono più svolgere, perché – spiega all’Ansa Joern Ehlers, del Wwf – loro stessi non conoscono più la strada. Si siedono su un aereo ultraleggero con un pilota e la mamma chiama continuamente: Waldi (da Waldrappe, il nome tedesco della specie). I volatili riconoscono la mamma dalla voce ma anche dagli abiti, l’hanno sempre vista vestita di giallo.

Una volta giunti in Italia gli uccelli si tratterranno fino alla primavera prossima, quando saranno finalmente in grado di ripercorrere autonomamente la rotta inversa, mostrando ai nuovi nati la via da seguire.

Gli Ibis sono nella lista rossa degli animali che rischiano l’estinzione: “Complessivamente ce ne sono duemila, per lo più nei giardini zoologici, in Nordafrica, Marocco e Siria. Questi uccelli non migrano più. La particolarità di questo progetto è che si vuole fare in modo che tornino ad essere dei migratori. Come erano prima”. Il progetto va avanti da 10 anni e nel corso del tempo si è migliorata la tecnica: si è capito ad esempio quale sia la velocità adeguata per gli uccelli, e di quante pause abbiano bisogno.

La missione di salvataggio e migrazione degli Ibis rientra in un più ampio progetto europeo chiamato LIFE e nato circa 10 anni fa che prevede il passaggio ad un’economia efficiente in termini di risorse, contribuendo a ridurre le emissioni e a tutelare l’ambiente e le specie viventi.

 

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