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GREENPEACE: FORESTE, IMPEGNI INSUFFICIENTI DA GIGANTE DELLA CARNE BRASILIANA. E LA DEFORESTAZIONE CONTINUA

In seguito anche alle denunce di Greenpeace,  la brasiliana JBS, la maggiore azienda di lavorazione della carne a livello mondiale, ha annunciato che eliminerà la deforestazione dalle proprie filiere non prima del 2035, per raggiungere la neutralità carbonica (zero emissioni nette) entro il 2040.

“Le foreste e altri importanti biomi rimarranno quindi in pericolo per altri 14 anni: chi continuerà ad acquistare da JBS rimarrà complice di deforestazione. Inoltre, JBS non ha intenzione di intervenire sulla principale fonte delle sue emissioni di gas a effetto serra: la produzione di carne. Inoltre, nel 2009, JBS si era già impegnata a eliminare la deforestazione dell’Amazzonia dalle sue filiere entro il 2011, ma non è stato così. Servono azioni urgenti e concrete per la salvaguardia delle foreste  ” commenta Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia.

Nel 2020, anno segnato dalla pandemia di Covid-19 e da importanti stravolgimenti economici, le esportazioni di carne bovina del Brasile hanno stabilito un nuovo massimo storico.

Nella recente indagine “Foreste al macello III – Il caso Pantanal”, Greenpeace International ha identificato quindici aziende agricole, legate ai devastanti incendi dello scorso ottobre nel Pantanal, che sono fornitori attuali o recenti (2018 – 2019) delle principali aziende brasiliane di lavorazione delle carne: JBS, Marfrig e Minerva.  Tra il 1 gennaio 2019 e il 31 ottobre 2020, l’Italia si è affermata come il principale importatore di carne brasiliana dell’Ue e il sesto a livello mondiale. Nel nostro Paese, infatti, sono state importate 17.338 tonnellate di carne e prodotti a base di carne per un valore di circa 96 milioni di dollari, da dodici stabilimenti appartenenti a JBS, Marfrig e Minerva. Mentre il Pantanal bruciava, tra il 1 luglio 2020 e il 31 ottobre 2020, sono state spedite in Italia 2.980 tonnellate di carne e prodotti a base di carne (il 17 per cento del totale da gennaio 2019), che sono finiti in ristoranti, mense, hotel e catering del nostro Paese.

“Il tempo degli impegni disattesi è finito. L’Ue deve approvare al più presto una legge per imporre alle aziende e al settore finanziario di non essere più complici della distruzione degli ecosistemi e di violazioni dei diritti umani”  conclude Borghi.

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