Secondo una nuova ricerca commissionata da Greenpeace Paesi Bassi, le norme dell’Unione Europea e i sussidi nazionali che incoraggiano l’uso di biomassa legnosa (legna e pellet) per soddisfare gli obiettivi di energia rinnovabile stanno causando la distruzione e il degrado delle foreste europee. Lo studio analizza in particolare il caso dell’Estonia, il secondo esportatore europeo di pellet a uso energetico dopo la Lettonia, mostrando come i criteri adottati dalla Ue non siano sufficienti per fermare la perdita di biodiversità dovuta alla deforestazione. L’Italia è tra i principali importatori di legno estone insieme a Paesi Bassi, Belgio, Danimarca e Regno Unito.
Domani, 14 luglio, la Commissione pubblicherà il pacchetto di aggiornamenti alla normativa europea in materia di clima ed energia, che include una revisione della direttiva sulle energie rinnovabili e dei relativi criteri sulla bioenergia. Le bozze trapelate mostrano tuttavia che le modifiche prese in considerazione dalla Commissione non vanno al cuore del problema. Tenendo conto della deforestazione e del degrado forestale, l’uso di biomassa prelevata direttamente dalle foreste e destinata alla produzione di calore ed energia su larga scala ha un impatto climatico spesso paragonabile a quello dei combustibili fossili.
“Non possiamo combattere i cambiamenti climatici abbattendo alberi per bruciarli”, dichiara Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia. “Per raggiungere gli obiettivi sulle energie rinnovabili, l’Ue deve smettere di conteggiare anche la combustione di legno prelevato direttamente dalle foreste, indipendentemente dal fatto che provenga da alberi tagliati appositamente per essere bruciati o da scarti di altri processi. I governi nazionali devono smettere di sovvenzionare la distruzione delle foreste”.
Secondo il rapporto appena pubblicato da Greenpeace, Graanul Invest, il più grande produttore di pellet d’Europa, con sede in Estonia, è implicato nella distruzione di foreste ricche di biodiversità, al prosciugamento di torbiere e al taglio degli alberi lungo sponde fluviali, con conseguenze gravi anche sulla conservazione del suolo.