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GREENPEACE LANCIA UNA PETIZIONE EUROPEA PER VIETARE TUTTE LE PUBBLICITÀ DELLE AZIENDE RESPONSABILI DELLA CRISI CLIMATICA

Iniziativa dei Cittadini Europei

More than 80 Greenpeace Netherlands activists from 12 EU countries are using fossil fuel ads from all over Europe to block the entrance to Shell’s oil refinery. The peaceful protest comes as over 20 organizations launched a European Citizens’ Initiative (ECI) petition today, calling for a new law that bans fossil fuel advertising and sponsorship in the European Union. Actievoerders uit heel Europa blokkeren samen met Greenpeace Nederland de toegang tot de Tweede Petroleumhaven in Pernis. De vreedzame actie markeert de start van een Europees burgerinitiatief (EBI) waarin wordt opgeroepen tot een wet die reclame voor fossiele brandstoffen in de EU verbiedt.

Greenpeace lancia oggi un’importante Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) per chiedere di vietare le pubblicità e le sponsorizzazioni dell’industria dei combustibili fossili. L’ICE è un meccanismo ufficiale previsto dall’Unione Europea secondo cui, se vengono raccolte un milione di firme nell’arco di un anno, la Commissione Europea ha l’obbligo di discutere e di pronunciarsi in merito alla proposta di legge dei cittadini.

Vietare le campagne pubblicitarie e le sponsorizzazioni di colossi energetici come Eni e Shell, dell’industria dell’automotive e delle compagnie aeree – tra i principali responsabili della crisi climatica e ambientale – impedirebbe a queste aziende inquinanti di sviare l’attenzione dei cittadini dalle loro responsabilità esibendo un falso lato green, mentre in realtà continuano a promuovere modelli di business dannosi per il clima e per la sicurezza delle persone. 

 

«Già da molti anni l’Unione Europea ha vietato le pubblicità e le sponsorizzazioni dell’industria del tabacco, riconoscendo che costituiscono una minaccia per la salute. Ora è tempo di una legge simile contro le industrie dei combustibili fossili, che con le loro attività rilasciano enormi quantità di gas serra e contribuiscono all’inquinamento atmosferico, con gravi ripercussioni per la nostra salute e per quella del pianeta», dichiara Federico Spadini, campagna clima di Greenpeace Italia.«Vietare le pubblicità e le sponsorship dei responsabili della crisi climatica è un passo importante per ridurre il loro enorme potere di influenza sul mercato e sul mondo dell’informazione sempre più inquinato dal greenwashing».

 

A sostegno della petizione, Greenpeace Paesi Bassi pubblica oggi “Tante parole e pochi fatti”, un rapporto a cura del gruppo di ricerca DeSmog che analizza gli annunci pubblicitari online delle sei principali aziende europee dei combustibili fossili, tra cui l’Italiana Eni. I risultati dello studio parlano chiaro: due terzi delle pubblicità analizzate promuovono false soluzioni per il clima – come ad esempio lo stoccaggio della CO2 nel sottosuolo – o enfatizzano eccessivamente i progetti “verdi” di aziende che continuano a fare la gran parte dei loro affari con le fonti fossili. Nelle pubblicità, l’uso di gas, petrolio e carbone viene messo volontariamente in secondo piano: appena l’8 per cento degli annunci analizzati di Eni, ad esempio, promuove i combustibili fossili, sebbene questi costituiscano circa l’80 per cento del suo portfolio.

 

Per richiamare l’attenzione dei governi europei sull’urgenza di mettere al bando la pubblicità e le sponsorizzazioni dell’industria dei combustibili, questa mattina più di ottanta attivisti e attiviste di Greenpeace hanno bloccato l’ingresso alla raffineria di Shell nel porto di Rotterdam, nei Paesi Bassi.

 

La petizione “Stop alla pubblicità delle aziende inquinanti” è sostenuta da più di venti organizzazioni europee, tra cui, oltre a Greenpeace, le italiane FOCSIV e ReCommon. La raccolta firme è stata lanciata a un mese dall’inizio dei negoziati internazionali sul clima della COP26 di Glasgow. Il summit sarà una delle ultime occasioni per i leader mondiali di dimostrare la serietà dei loro impegni attraverso obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni di gas serra e dell’impiego di gas, petrolio e carbone, principali responsabili della crisi climatica.

 

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