di Benito Sicchiero
“Che il clima in questi ultimi anni sia cambiato è sotto gli occhi di tutti. Si parla del riscaldamento globale del pianeta. Quanto questo fenomeno sia esogeno, in altri termini episodico e dipendente dall’azione umana, o quanto viceversa sia endogeno, cioè, morfologico sul piano naturale e irreversibile e spiegabile con l’alternarsi dei mutamenti climatici intervenuti storicamente, lasciamo agli scienziati di stabilirlo.”
Così ha esordito il Presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici intervenendo al workshop on line “Progettare spazi, infrastrutture e servizi urbani in un clima che cambia” organizzato dall’Osservatorio Smart City dell’Università Bocconi in collaborazione con POLI.Design – Politecnico di Milano, Dipartimenti di Design con la partecipazione di esperti di fenomeni climatici e di progettazione urbana, nonché testimonianze di enti ed imprese che operano nelle infrastrutture e nei servizi urbani.
Con riferimento al settore edilizio-urbanistico – ha proseguito Colombo Clerici – è in atto, sotto la spinta dell’U.E. (programma per l’efficienza del parco immobiliare), una duplice azione: per un verso volta a incidere direttamente sulle cause dei cambiamenti climatici (parliamo della politica per la riduzione delle emissioni di CO2 e, più recentemente, di metano). Per altro verso, è in atto un processo di riqualificazione, sotto il profilo funzionale, degli edifici esistenti. In altri termini un ripensamento della funzionalità delle strutture urbane alla luce delle tendenze centrifughe e deterritorializzanti manifestatesi a seguito della vicenda pandemica : pensiamo allo smart working, alla didattica a distanza, all’e-commerce, alla telemedicina, alla cultura, allo spettacolo e al leisure online, etc.
La condizione di vita di clausura affrontata durante tutto il periodo del lockdown ha accentuato quella ricerca di soluzioni abitative tese a consentire il maggior contatto con la luce, l’aria, la natura, che già era in atto. Una ricerca di proiezione dell’uomo al di fuori della cella abitativa edilizia; la ricerca di un prolungamento della casa nella natura, per soddisfare sul piano psicologico il desiderio, l’ansia di libertà e di salubrità. Terrazze, serre e verande, ma anche bowindi, terrazzini di sottotetti, giardinetti condominiali sono diventati preziosi corredi delle unità abitative. Sono in fase di realizzazione nuovi complessi residenziali che rispondono alle nuove esigenze.
Una ultima notazione: le città, sul piano geo-climatico (in quanto luoghi di consumo dell’energia, quindi “isole di calore”), costituiscono un forte fattore di squilibrio naturale. Vi si verificano con maggior frequenza di un tempo eventi naturali catastrofici, quali: bombe d’acqua, con esondazioni e allagamenti (e conseguenti problemi fognari e di deflusso delle acque), trombe d’aria e tifoni di vento che causano problemi alle alberature e alle coperture delle case.
Va osservato, tra l’altro, che in Italia il problema-città ai fini ecologici, è più grave che altrove. Con l’opzione referendaria antinucleare, infatti, si è fatta la scelta di inquinare ( attraverso l’uso prevalente degli idrocarburi – petrolio, metano – e non dell’elettricità) dove l’energia è consumata, cioè all’interno delle città, e non dove viene prodotta, cioè in aperta campagna, luogo in cui lo smaltimento dell’inquinamento sarebbe più agevole.”
Dall’introduzione ai lavori effettuata da Giuseppe Franco Ferrari, coordinatore Osservatorio Smart City, Dipartimento di Studi Giuridici Angelo Sraffa, Università Bocconi e da Edoardo Croci, coordinatore Osservatorio Smart City, GREEN – Università Bocconi, si è appreso che il cambiamento climatico sta interessando direttamente migliaia di città (dove vive oltre la metà della popolazione mondiale) e centinaia di milioni di abitanti. Le città stanno rispondendo alla minaccia costituendo network nei quali vengono scambiate esperienze e realizzate iniziative.
Non c’è tempo da perdere: è sufficiente guardare Milano, casa nostra. In 50 anni (1961-2010) le temperature medie estive sono aumentate di 2°, i periodi secchi si sono prolungati (il record è di 48 giorni senza pioggia) interrotti da temporali ‘tropicali’ che causano allagamenti e, in altre città, talvolta alluvioni con numerose vittime e danni ingenti. Nella città stessa – sopra il centro e in misura meno rilevante sulle zone industriali periferiche – si formano vere e proprie isole di calore, causa anch’esse di vittime tra gli abitanti più anziani e più fragili. Altro indice del cambiamento climatico è che in questi anni il consumo di energia per produrre freddo d’estate ha superato quello per produrre caldo d’inverno. E il fenomeno è in incremento esponenziale.
Nelle città moderne il cambiamento climatico non viene subito passivamente: si raccolgono dati sempre più attendibili, si costituiscono nuove strutture per organizzare i servizi pubblici (interessante il progetto di istituire ‘zone franche’ dove sperimentare le nuove iniziative), si realizzano edifici e quartieri ecologici; con il teleriscaldamento proveniente da termovalorizzatori e acciaierie si recupera il calore altrimenti disperso per ridurre l’inquinamento e addirittura, grazie ad apposite tecnologie, per raffrescare d’estate le nostre abitazioni, si moltiplicano i centri che diffondono la cultura della decarbonizzazione: perché la salute della città vuol dire anzitutto la salute dei cittadini.
Sono intervenuti: Cristina Lavecchia, Direttore Operativo, Fondazione Osservatorio Meteorologico Milano Duomo - Alessandro De Carli, Ordine degli Ingegneri di Milano – Alessandro Deserti, Direttore Dipartimento di Design, Politecnico di Milano – Mario Abbadessa Senior Managing Director & Country Head, Hines Italy – Luigi Borrè Presidente, Euromilano - Beatrice Gustinetti Smart Cities & Carbon Free Manager, ENGIE Italia – Andrea Lanuzza Direttore generale gestione, Gruppo CAP – Carlo Papa Direttore, Fondazione Enel – Luca Rigoni Presidente e Amministratore Delegato, A2A Calore & Servizi .