Spesso, troppo spesso, chi fa scienza e si occupa di ambiente e di rapporto tra inquinanti e salute, si sente etichettare con la parola ambientalista .
Ambientalista è una bellissima parola.
Ambientalista. Chi si occupa di problemi ambientali o afferma la necessità della difesa ecologica dell’ambiente soprattutto contro i fattori e i comportamenti che ne provocano l’inquinamento (da Treccani).
Da nessuna parte si legge che possa significare nemico del progresso, distruttore di opere, nemico dell’economia.
Inoltre, per quanto mi riguarda, occupandomi in particolare della ricerca del rapporto tra inquinanti e cancro , non ho mai pensato di essere un ambientalista.
Ma ho solo e sempre cercato di comprendere senza idee precostituite cosa stava accadendo in alcune zone a causa della presenza dell’inquinamento.
Ho solo fatto ricerche cliniche pilota che portavano ad alcuni risultati interessanti, non ho pensato di andare contro il progresso e l’economia o le opere pubbliche o altro.
Quando si deve costruire un’opera pubblica o inserire in un contesto territoriale una criticità, si pensa molto al lato economico e molto poco al lato salute umana, affidando il tutto a frasi del tipo: “Vabbè… ci sono tante cose che inquinano…”
Ecco… se esistono già tante cose che inquinano non bisogna aggiungerne altre.
E’ verissimo che abbiamo le auto, i pesticidi, i pfas, le caldaie, i forni… ma vi sembra giusto e logico aggiungerne altre?
Chi ha mai detto che i famosi limiti di legge (spesso pure superati nella pratica ) per alcuni inquinanti siano innocui ?
Chi ha mai sostenuto che non esista una differenza tra chi vive per anni nei pressi di una fonderia o di un aeroporto , rispetto a chi ci capita solo causalmente? Non vi sembra, detto così con parole semplici che i danni o meglio gli effetti degli inquinanti possono essere diversi?
Tra l’altro molte sostanze inquinanti si “bioaccumulano” nel nostro organismo. Ed è ovvio che se respiriamo aria con un inquinante una volta a settimana è cosa ben diversa da chi lo respira costantemente ogni giorno.
Bisogna parlare molto semplicemente di queste cose, la scienza si pubblica oppure si discute nelle aule dove si insegna…o si illustra ai colleghi nei convegni, sui social si diffonde il pensiero scientifico e si fa informazione, ma quanto viene pubblicato sono spesso opinioni che sfociano anche in fake news.
Personalmente, se dovessi parlare di Ilva in un dibattito pubblico non esprimerei il mio parere, ma descriverei cosa combinano quegli inquinanti sulla gente, oltre ad elencare le certezze della scienza sulla situazione a Taranto… non il mio parere, ma i semplici fatti scientifici .
Molte patologie, dal cancro alle malattie della tiroide, dalle malformazioni fetali alla sterilità maschile, dalle patologie cardiovascolari a quelle neurologiche hanno, nella gran parte dei casi di casi, come fattore scatenante della malattia o sua concausa alcuni inquinanti . Inquinanti che anche per motivi genetici o di abitudini personali possono agire a diversi livelli e in diversi stadi.
Tra l’altro, è il mix di sostanze inquinanti, oltre al loro contatto prolungato nel tempo, che determina alcuni processi responsabili di danni cellulari.
Ed ecco che ritorniamo alla parola ambientalista.
Noi viviamo nell’ambiente, interagiamo con esso… il nostro organismo reagisce a tutti gli stimoli chimici, fisici e batteriologici.
Nell’ambiente esiste oggi anche il coronavirus (alla base della Covid-19), esattamente come esistono gli inquinanti.
Oggi noi stiamo cercando di evitare il coronavirus, perché non dovremmo fare la stessa cosa con gli inquinanti?
Questi ultimi spesso agiscono silenziosamente e per decenni, alcuni agiscono come interferenti endocrini e cambieranno piano piano le generazioni future. Perché vediamo spesso la protezione dell’ambiente come un danno al progresso, ai territori, allo sviluppo e al lavoro?
Perché pensiamo che il progresso debba avere sempre un prezzo e perché alcune popolazioni dovrebbero accettarlo a danno di altre?
Abbiamo alcune problematiche in Italia che devono per forza essere riviste: ex Ilva, tdf, inceneritori, aeroporti, discariche, petrolchimici, oltre alle vicende che riguardano Basilicata, Augusta, Sarroch…
Sono tutte cose assimilabili al coronavirus, con la differenza che colpiscono (spesso e molto) solo le popolazioni che vivono in quei luoghi.
Forse è il momento di dire basta e di trovare soluzioni reali e definitive.
Purtroppo si legge di ripartenze dell’Italia, sblocco di procedure, opere da costruire, 5G da fare… il tutto facendo a meno di idee e suggerimenti di coloro che vengono definiti “ambientalisti”, che riescono a volte a anche a fermare, e giustamente, alcune opere che avrebbero come conseguenza danni ambientali.
Purtroppo è vero: l’inquinamento provoca più morti di quelli che abbiamo visto per il coronavirus ma in modo diverso, oserei dire consueto, perché ci siamo abituati alle morti per cancro ed infarto. Forse ci abitueremo anche alle morti da coronavirus, chissà ?
Soluzione? Difficile perché abbiamo incancrenito molte situazioni sulle quali la “Scienza” aveva da tempo lanciato l’allarme e sulle quali bisognava intervenire in modo deciso già da molto tempo.
Agli imprenditori, a coloro che spesso propongono grandi opere impattanti sull’ambiente, a coloro che pensano a guadagni e profitti e credono ancora che il consumo del suolo sia da perseguire, vorrei dire che ambientalista è una bella parola .
Noi siamo di passaggio su questa terra e viviamo come in una multiproprietà e abbiamo il sacrosanto dovere di lasciarla pulita ai nostri discendenti.
Purtroppo molti vivono “in deserti di pensiero arido” e fintantoché questi deserti non si trasformeranno in praterie verdi, la terra e i suoi abitanti purtroppo non avranno in futuro troppa fortuna.
Vincenzo Petrosino – Oncologo Chirurgo –