Pubblicato il: 13/03/2019 12:55
I danni al Pianeta sono tanto terribili che la salute delle persone sarà sempre più minacciata a meno che non venga intrapresa un’azione urgente. L’allarme arriva dalla sesta edizione del Global Environmental Outlook (Geo), rapporto prodotto da 250 scienziati ed esperti provenienti da oltre 70 Paesi e pubblicato mentre i ministri dell’Ambiente di tutto il mondo si trovano a Nairobi per partecipare al forum ambientale di più alto livello.
Il rapporto, la valutazione più completa e rigorosa sullo stato dell’ambiente realizzata dall’Onu negli ultimi cinque anni, afferma che o aumenteremo drasticamente la tutela ambientale o città e regioni in Asia, Medio Oriente e Africa potrebbero vedere milioni di morti premature entro la metà del secolo.
Gli esperti – si legge in una nota – avvertono che gli inquinanti nei nostri sistemi di acqua dolce vedranno la resistenza antimicrobica diventare una delle principali cause di morte entro il 2050 e gli interferenti endocrini avranno un impatto sulla fertilità maschile e femminile così come sul neurosviluppo dei bambini.
Ma il rapporto sottolinea anche il fatto che il mondo ha la scienza, la tecnologia e le risorse economiche di cui ha bisogno per muoversi verso un percorso di sviluppo più sostenibile, anche se manca ancora un sostegno sufficiente da parte dei leader pubblici, economici e politici che si aggrappano a modelli obsoleti di produzione e sviluppo.
“La scienza è chiara. La salute e la prosperità dell’umanità sono direttamente legate allo stato del nostro ambiente – afferma Joyce Msuya, direttore esecutivo facente funzione di Un Environment – Questo rapporto è una prospettiva per l’umanità. Siamo ad un bivio. Continuiamo sulla nostra strada attuale che porterà ad un futuro tenebroso per l’umanità o ci concentreremo su un percorso di sviluppo più sostenibile? Questa è la scelta che devono fare i nostri leader politici, ora”.
La proiezione di un futuro pianeta sano con persone sane si basa su un nuovo modo di pensare dove il modello “crescere ora, ripulire dopo” si è trasformato in un’economia a rifiuti-quasi-zero entro il 2050. Secondo il rapporto, investimenti verdi pari al 2% del Pil dei Paesi produrrebbero una crescita a lungo termine più elevata di quanto attualmente previsto ma con un minor impatto da cambiamenti climatici, scarsità d’acqua e perdita di ecosistemi.
Il rapporto consiglia l’adozione di diete a basso contenuto di carne e la riduzione degli sprechi alimentari nei Paesi sviluppati e in via di sviluppo che ridurrebbero la necessità di aumentare la produzione alimentare del 50% per nutrire i 9-10 miliardi di persone previste nel 2050. Attualmente, avverte il report, il 33% del cibo commestibile globale viene sprecato e il 56% dello spreco avviene nei Paesi industrializzati.
Il rapporto richiede anche un’azione per frenare ogni anno il flusso degli 8 milioni di tonnellate di inquinamento plastico che si riversano negli oceani.
“Il rapporto mostra che le politiche e le tecnologie esistono già per creare nuovi percorsi di sviluppo che evitino questi rischi e portino a salute e prosperità per tutte le persone – avvertono Joyeeta Gupta e Paul Ekins, copresidenti del gruppo di lavoro Geo-6 – Ciò che manca attualmente è la volontà politica di implementare politiche e tecnologie a velocità e livello sufficienti. La quarta assemblea ambientale delle Nazioni Unite a Nairobi a marzo deve essere l’occasione in cui i politici affrontano le sfide e colgono le opportunità di un futuro molto più luminoso per l’umanità”.
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