Per quanto riguarda il riciclo industriale delle cosiddette frazioni riciclabili classiche come acciaio, alluminio, carta, vetro, plastica, legno, tessili, è il paese con la maggiore capacità di riciclo anche in valore assoluto, superiore alla stessa Germania. Nonostante ciò l’Italia è un importatore di materie prime secondarie ed ha esportazioni molto contenute sia di plastiche che di carta.
Il sistema cartario è uno dei settori industriali leader nell’economia circolare, nell’uso di risorse rinnovabili e nella capacità di riciclo come raccontano nel dossier “L’economia circolare italiana per il Next Generation EU” realizzato da Fondazione Symbola e Comieco. La filiera genera un fatturato di circa 25 miliardi di euro, pari all’1,4% del Più nazionale, occupa circa 200.000 addetti diretti e con un tasso di circolarità medio pari al 57%, rappresenta uno dei settori leader dell’economia circolare in Italia (la fibra vergine rappresenta solo il 33% della materia prima impiegata). Un risultato raggiunto anche grazie ad alti livelli di recupero della carta e cartone, ben oltre 5 milioni di tonnellate.
Il recupero e il riciclo delle materie secondarie recuperate dalla differenziazione di rottami, macerie, rifiuti recuperati post-produzione o post-consumo riveste un ruolo fondamentale per l’industria manifatturiera nazionale. Se guardiamo all’insieme delle produzioni siderurgiche e metallurgiche scopriamo ad esempio che la quota di materia prima secondaria supera il 90%. Crescente e talora dominante è anche il ricorso a materia prima secondaria nella produzione cartaria, vetraria, plastica e in alcuni settori dell’arredamento.
L’alta percentuale di riciclo è decisiva dal punto di vista della sostenibilità ambientale non solo per la riduzione delle quantità di rifiuti da smaltire e per la riduzione dei consumi di materie prime. È molto rilevante anche perché – attraverso l’impiego di materia già trasformata – determina consistenti risparmi nel consumo di energia e conseguentemente nelle emissioni climalteranti. Un corretto risparmio di materia prima e un innalzamento sensibile dell’uso di materia prima secondaria può concorrere al raffreddamento globale del pianeta.
Nel 2021, in Europa sono state consumate circa 13 tonnellate di materiali per abitante e, tra le cinque maggiori economie al centro dell’analisi, le differenze sono rilevanti: 7,4 tonnellate per abitante nel nostro paese, 17,5 in Polonia, 13,4 tonnellate in Germania, 8,1 in Francia e 10,3 in Spagna. Per nessuno di questi paesi è stato riscontrato un incremento della produttività delle risorse nel 2020 e in Italia la riduzione del consumo durante il periodo di lockdown è stata maggiore, con dati del 36% più bassi rispetto a quelli pre-pandemici.
Il recupero di energia dai rifiuti non è la soluzione migliore per arrivare a un loro ciclo ambientalmente sostenibile. Però, è al momento l’unica alternativa reale alla discarica. Non tutti i rifiuti purtroppo sono adatti a produrre energie rinnovabili, ma solo plastiche e prodotti derivati dal petrolio, gomme ecc, che vengono precedentemente pre trattati con processi fisico – chimici, mentre tutti gli altri vengono stoccati nelle discariche normali o speciali a seconda della loro categoria di appartenenza. La combustione dei rifiuti produce energia termica che alimenta una caldaia elettrica; il vapore prodotto consente la produzione di energia elettrica e di calore al servizio di una moderna rete di teleriscaldamento sovracomunale.
Il Comune di appartenenza calcola le tariffe della TARI, sulla base dei principi previsti dal Decreto del Presidente della Repubblica 27/04/1999, n. 158.