Il 22 aprile, la Giornata della Terra, è il promemoria annuale per impegnarsi su questo fronte, ed è valido sia per i consumatori che per le imprese. È fondamentale però adottare azioni consapevoli per la sostenibilità e l’ambiente 365 giorni all’anno. Oggi, ci troviamo di fronte ad una dura verità per la quale molti dei processi e delle comodità quotidiane che diamo per scontati stanno contribuendo ad aggravare la crisi climatica:
· le emissioni di gas serra sono aumentate di oltre il 90% dal 1970. Secondo il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, se non si interviene in modo significativo, si prevede che cresceranno ulteriormente e causeranno gravi conseguenze.
· secondo il World Economic Forum, le reti della supply chain globale sono responsabili di 5,5 miliardi di tonnellate di emissioni annue di CO2
· secondo le Nazioni Unite, la produzione e la distribuzione di beni alimentari sono responsabili di circa il 25% delle emissioni globali di gas serra, e la maggior parte di esse proviene dalle pratiche agricole e dal trasporto di tali prodotti.
· l’industria della moda è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra e del 20% delle acque reflue, secondo la Ellen MacArthur Foundation.
Questi risultati rendono di primaria importanza la necessità di intraprendere gesti intenzionali e ponderati in merito alla produzione, alla distribuzione e al consumo di beni. Ed è qui che il supply chain commerce, così definito da Manhattan Associates, azienda tech che opera nel settore della supply chain e nel commercio omnicanale, può essere determinante per promuovere interventi e vantaggi concreti e consapevoli in termini di sostenibilità.
Il supply chain commerce è una tipologia di mercato emergente. Si tratta di di trovare un nuovo modo di risolvere lo storico problema dell’offerta e della domanda e del trasporto di merci dal punto A al punto B. In particolare, significa riprogettare le supply chain fisiche e digitali per allinearle alle aspettative dei consumatori e della società verso una maggiore responsabilità. E dato che i consumatori accolgono con entusiasmo nuovi valori, dal rispetto dell’ambiente, al benessere psicofisico fino all’inclusività, si aspettano che anche i brand e le aziende si impegnino su questi fronti.
Ma le supply chain, da sole, possano risolvere la crisi climatica? La questione è molto più complessa di quello che sembra: certo, l’efficienza della supply chain può determinare progressi ecologici, ma per una visione più completa di questa sfida, dobbiamo innanzitutto considerare il consumo sostenibile, l’efficienza della produzione e successivamente gli elementi legati alla fornitura.
Innanzitutto, la sostenibilità parte dai consumatori e, secondo il recente Unified Commerce Benchmark for Specialty Retail di Manhattan Associates, solo il 20% di essi è soddisfatto delle iniziative sostenibili del proprio retailer di riferimento, il che lascia spazio a un ampio margine di miglioramento.
Di seguito, tre semplici accorgimenti che, tutti noi come consumatori, possiamo adottare per essere più sostenibili e consapevoli nei modi in cui utilizziamo e acquistiamo i prodotti:
1. Pagine di prodotto più dettagliate
Leggere le pagine di descrizione del prodotto complete rende più facile scegliere prodotti di origine, di allevamento o di pesca ecosostenibili ed evitare articoli che contengono olio di palma, microplastiche e altri materiali dannosi. Le informazioni più dettagliate consentono ai consumatori di essere più esigenti e consapevoli.
2. Maggior visibilità dei prodotti in store
Oggi, con molti retailer in grado di fornire una visibilità dello stock quasi in tempo reale, i consumatori possono decidere in modo più informato quali store visitare o quali opzioni di consegna scegliere. Questa semplice azione può ridurre significativamente i chilometri percorsi e aprire una serie di opzioni di consegna dell’ultimo miglio più ecologiche, portando a una significativa riduzione delle emissioni di CO2.
3. Modifica degli ordini all’ultimo
Offrendo periodi più lunghi per la modifica dell’ordine, i retailer offrono ai consumatori la tecnologia per poter intervenire sugli ordini online prima che la spedizione lasci lo stock, il punto vendita o il centro di microfulfillment. La possibilità di modificare gli ordini all’ultimo si traduce in un minor numero di spedizioni multiple e, in teoria, in un minor numero di resi non necessari, che a loro volta riducono le emissioni.
Tuttavia, non sono soltanto i consumatori a seguire la crescente attenzione all’ambiente. I leader d’azienda sono sempre più consapevoli che la sostenibilità è un argomento che devono affrontare in modo proattivo se vogliono rimanere al passo coi tempi. Un dato significativo è che l’87% dei leader del settore “Search & Discovery” nel Benchmark Index ha dichiarato di pubblicare contenuti approfonditi sulle politiche di sostenibilità sui propri siti web, evidenziando il livello di consapevolezza di tali informazioni.
Ecco tre step che i retailer di tutti i settori possono intraprendere per migliorare la sostenibilità e i margini di redditività:
1. Ripensare lo spazio fisico
Nelle supply chain lo spazio è prezioso, quindi occorre organizzare gli stock e i centri di distribuzione in modo da sfruttarlo al massimo. Per raggiungere questo scopo è possibile unificare la gestione dello stock, degli slot e della manodopera per posizionare e ottimizzare gli spazi, ridurre il numero di spostamenti delle merci, semplificare i flussi per il ritiro degli ordini. E, in particolare, adeguare le dimensioni degli imballaggi agli articoli da spedire, che è l’errore che, in termini di sostenibilità, è assolutamente necessario arginare.