Pubblicato il: 30/01/2020 12:38
Uffici flessibili con arredi intelligenti, postazioni smart che incoraggiano il movimento, l’interazione, la condivisione e lo scambio di idee. Perché il design influisce sulla produttività del lavoratore, e la disposizione degli spazi e la scelta degli arredi possono contribuire al successo di un’azienda. E se fino a qualche anno fa si pensava che la digitalizzazione avrebbe portato a lavorare sempre di più da casa, oggi ci troviamo di fronte all’effetto opposto e gli spazi di lavoro sono stati ‘domesticizzati’.
Open space sì o no? Secondo un sondaggio del 2018 di Capital One, il 30% dei lavoratori intervistati preferisce spazi che facilitano la collaborazione interna e l’80% dichiara di sentirsi più produttivo potendosi spostare durante le ore di lavoro. Ciò farebbe quindi pensare che la soluzione migliore sia l’ufficio aperto, senza postazioni fisse di lavoro. Ma, secondo un altro studio pubblicato sul Journal of Environmental Psychology, ci sarebbero problematiche legate agli uffici open space come il rumore e la mancanza di privacy, necessaria per esempio durante alcune telefonate o nello svolgimento di alcune attività.
Secondo Copernico (rete di luoghi di lavoro, uffici flessibili e servizi che favoriscono lo smart working), la soluzione sta quindi nella commistione di luoghi: aperti e chiusi. I primi per facilitare gli incontri e gli scambi di idee, i secondi per consentire la massima concentrazione.
Gli ambienti di lavoro moderni dovrebbero infatti essere fluidi e condivisi, adatti al lavoro flessibile, con diverse tipologie di spazi modulabili per ogni tipo di attività: stanze aperte e stanze chiuse, meeting room private, aree caffè dove fermarsi e scambiare chiacchiere con i colleghi, magari anche di altri reparti (o di altre aziende se si parla di spazi di coworking).
Sempre secondo Copernico, il design influisce sul benessere del personale e deve quindi tenere conto di tre elementi: visivo, uditivo e cinestetico. Gli ingredienti dell’ufficio perfetto? Luce, silenziosità, qualità dell’aria, verde e arte da applicare a luoghi di lavoro che siano flessibili, inclusivi e adattabili.
L’esperienza maturata da Copernico: la progettazione degli spazi basata sull’esperienza quotidiana. Tre le dimensioni dello spazio di lavoro individuate: ‘public’, ovvero luoghi di massima promiscuità in cui avvengono incontri informali e casuali; ‘privileged’, aree riservate a cui si può accedere con permessi, come le zone eventi, le sale meeting o ancora zone condivise come library o lounge, in cui avvengono incontri informali più riservati e dove è anche possibile svolgere il lavoro individuale; ‘private’, uffici o spazi di co-working assegnati, luoghi adatti al lavoro individuale e che possono sempre essere personalizzati.
Non esiste quindi lo spazio giusto, esiste lo spazio ergonomico, quello che sommando, elaborando e integrando le ricerche e le soluzioni, realizza l’adattamento migliore tra il sistema uomo-macchina-ambiente di lavoro e le capacità e i limiti psico-fisiologici dell’uomo.
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