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Libri: ‘In difesa della carne’, tra luoghi comuni e stereotipi  

Il lavoro degli allevatori e l’impegno dei produttori raccontati da un reporter

IN PRIVATO

Dall’impatto ambientale agli aspetti nutrizionali. Questa volta, ad essere protagonista è il punto di vista di allevatori, produttori e di chi segue una dieta onnivora. Obiettivo: fare chiarezza, contrastare le fake news, sfatare luoghi comuni e stereotipi. A raccontare il lavoro degli allevatori e l’impegno dei produttori nel libro “In difesa della carne” (Edizioni Lindau) è Andrea Bertaglio che punta il dito sugli effetti della disinformazione sul tema della carne e delle proteine animali. “Senza un’informazione equilibrata non si può scegliere davvero cosa è meglio per noi, per gli animali e per l’ambiente in cui viviamo”, spiega l’autore.

Il libro fa chiarezza anche sull’aspetto collegato alla sostenibilità degli allevamenti e, in particolare, sulle emissioni di gas serra, il consumo di acqua e l’utilizzo del suolo. “Il 65% della produzione di CO2 deriva dall’utilizzo dei combustibili fossili per produrre energia per l’industria e i trasporti mentre le emissioni di gas serra relative alle produzioni zootecniche pesano per il 14,5% di tutte le emissioni, di cui solo il 6-7% attribuibile alle carni bovine – dice Ettore Capri, professore ordinario di Chimica Agraria all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, presentando il volume, dati Fao alla mano – per produrre 1 kg di carne in Italia servono 920 litri di acqua, ben lontano da famigerati 15.000 litri noti all’opinione pubblica. Così come l’86% degli alimenti destinati agli animali non sono adatti all’alimentazione umana e pertanto non sottraggono alimenti all’uomo”.

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