Quante volte dobbiamo farcelo ripetere? Urge un’azione decisa e repentina per impedire ai cambiamenti causati dal nostro agire di diventare irreversibili. 15000 ricercatori di 184 paesi lanciano l’ennesimo appello sulla rivista Bioscience
(Greenreport)
Migliaia di ricercatori da tutto il mondo uniti nell’ennesimo appello all’umanità: non abbiamo più tempo prima che l‘irreversibilità dei cambiamenti climatici ci travolga, con conseguenze tutt’altro che rosee, come tutti sappiamo. Periodicamente gruppi di scienziati, associazioni, singoli individui, gridano al mondo di invertire la rotta, di attuare un consumo consapevole e agire come difensori del pianeta, che è la nostra unica casa. Un pò come un bimbo che sgriudato ripetutamente dalla mamma continua a reiterare nello stesso errore, la nostra specie è incapace di porsi un freno, inciampando in una recidività imbarazzante.
Gli appelli di questo tipo vengono lanciati da decenni ormai. I progressi fatti per limitare i danni provocati dall’uomo al pianeta con cambiamento climatico, deforestazione, mancanza di accesso all’acqua, sovrappopolazione e animali in estinzione, sono stati troppi pochi. Per questo l”Unione degli scienziati preoccupati ha deciso di lanciare sulla rivista Bioscience un allarme che è più simile a un grido, accompagnato dall’hashtag #ScientistsWarningtoHumanity perché si agisca prima che i danni diventino irreversibili.
Nel 1992, la comunità scientifica globale lanciò un primo avviso, sottoscritto da 1.700 firmatari, tra cui molti premi Nobel. Quello lanciato oggi, a un quarto di secolo di distanza, dai due ricercatori William Ripple, dell’Oregon State University, e Thomas Newsome, dell’università di Sydney, ha avuto un’eco maggiore, grazie anche alla campagna che è diventata virale sui social, finendo per raccogliere finora le adesioni di ben 15.000 ricercatori di 184 paesi.
Il quadro delineato dagli esperti è poco incoraggiante: delle 9 aree indicate nell’appello del 1992 su cui era necessario intervenire, l’unico miglioramento consistente registrato è nell’aver fermato la crescita del buco dell’ozono. Qualche progresso è stato fatto anche nell’aumento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, il calo della fertilità per gli investimenti nell’istruzione femminile, e nel rallentamento della deforestazione in alcune aree. Dati che, secondo i ricercatori, dimostrano che se ci si impegna davvero dei risultati si possono raggiungere.
L’elenco delle brutte notizie è, però, molto più lungo. Nei 25 anni trascorsi si è avuta una riduzione del 26% dell’acqua disponibile per persona, una crescita del 75% del numero di zone morte nell’oceano, la perdita di circa 121 milioni di ettari di zone boschive convertite principalmente all’agricoltura, e un calo del 29% del numero di mammiferi, rettili, anfibi, uccelli e pesci, una crescita del 35% della popolazione umana e il continuo aumento delle emissioni di carbonio e delle temperature a livello globale.
Sono 13 le aree, secondo i ricercatori, su cui lavorare per ridurre i danni dell’uomo, rendendo più sostenibile la sua presenza per il pianeta, come promuovere una dieta con meno carne, il ricorso alle fonti di energia rinnovabile, la creazione di riserve marine e terrestri, l’adozione di leggi anti-bracconaggio, e limitando la crescita della popolazione con interventi di pianificazione familiare ed educativi per le donne. “Presto sarà troppo tardi per cambiare le cose e il tempo sta per finire – dicono gli esperti -. Ma possiamo fare grandi progressi per il bene dell’umanità e del pianeta da cui dipendiamo”.
A 25 anni di distanza dal primo allarme, gli scienziati mondiali tornano a levare la loro voce per la salute e il futuro del nostro pianeta. Dopo l’appello lanciato nel 1992 e firmato da migliaia di ricercatori tra cui molti premi Nobel, infatti, risultati concreti sono stati ottenuti solo nell’aver contrastato la crescita del buco dell’ozono. Dunque ora 15 mila ‘top scientist’ di 184 Paesi si sono messi insieme, firmando un secondo appello rivolto all’umanità su ‘BioScience’: ‘World Scientists’ Warning to Humanity: a second noticè“, è il titolo dell’articolo, accompagnato dall’hashtag #ScientistsWarningtoHumanity, in cui si chiedono azioni urgenti per evitare danni irreversibili alla Terra.
L’iniziativa, co-promossa da Thomas Newsome dell’università di Sydney, è diventata virale sui social. C’è ancora tempo per intervenire, avvertono gli scienziati, ma occorre muoversi e farlo davvero. Per il futuro della Terra e dell’umanità