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Mobilità: Motus-E, ‘investire fondi Recovery fund in tecnologie zero emissioni’  

Motus-E, i fondi del Recovery fund per tecnologie zero emissioni

“Mi rivolgo soprattutto ai decisori pubblici: una fetta importante del Recovery fund comunitario potrebbe essere destinata all’Italia, la raccomandazione è di utilizzare quei fondi investendoli nel futuro e quindi nelle tecnologie a zero emissioni e non ancora nei combustibili fossili, che appartengono ad un’era che sta inevitabilmente volgendo al termine”. Così Dino Marcozzi, segretario generale di Motus-E, associazione costituita da operatori industriali, mondo accademico e associazionismo con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo della mobilità elettrica in Italia, oggi in occasione dall’appuntamento “Entra nel futuro”.

In occasione dell’appuntamento nazionale di Motus-E, gli organizzatori hanno lanciato il loro messaggio: continuare sulla strada intrapresa da un anno a questa parte, per aumentare i numeri delle vendite di auto elettriche e per sensibilizzare i cittadini e i consumatori sul tema più generale della mobilità elettrica, che comprende necessariamente un massiccio ricorso a vetture elettriche del settore della mobilità pubblica e un piano davvero organico di implementazione delle infrastrutture di ricarica.

Secondo l’associazione, il momento particolare che il settore dell’automotive sta vivendo, come conseguenza della pandemia Covid-19, non deve fare perdere di vista la stella polare di una mobilità davvero pulita e sostenibile per contrastare efficacemente il cambiamento climatico e i suoi effetti sulle nostre città e sull’ambiente.

A giugno 2020, dai dati forniti da Motus-E, si è registrato nel complesso un aumento del 107% di vendita di vetture Bev e Phev, per gli organizzatori sono numeri molto interessanti, pur tenendo presenti le ancora eccessive differenze di numeri assoluti, che diminuiscono l’electric divide che finora ha caratterizzato lo sviluppo della e-mobility in Italia.

Secondo l’associazione questo è il segno che le politiche di installazione di infrastrutture anche in aree a minor mercato può essere una scommessa vincente.

Proprio il piano nazionale infrastrutturale per la ricarica elettrica, il Pnire, è stato uno degli argomenti principali di dibattito, sul quale Motus-E ha ribadito la necessità di un coinvolgimento serio di tutti gli stakeholder di settore da parte del Governo. È fondamentale non proseguire sul modello dell’asset ownership dei Comuni, che finora non ha portato a uno sviluppo di progetti significativo, tanto che i fondi residui della prima fase tuttora ammontano a circa 30 milioni di euro.

In tal senso, chiede l’associazione, è opportuno che Mise e Mit richiedano (come già fatto da Germania e Romania) una deroga alle regole europee sugli aiuti di Stato, in maniera tale da coinvolgere gli operatori di mercato nell’infrastrutturazione del territorio nazionale.

I fondi devono essere primariamente destinati alle infrastrutture ultra veloci (“Hpc”, sopra i 100 kW di potenza) sia in ambito autostradale/extraurbano sia in nodi selezionati in ambito urbano e ai Comuni in cui non c’è convenienza economica da parte degli operatori ad installare (aree a fallimento di mercato come, ad esempio, i comuni sotto i 15.000 abitanti non a vocazione turistica), secondo criteri tecnologici in grado di rispondere pienamente alle esigenze degli utenti di mobilità elettrica.

Per Francesco Venturini, amministratore delegato di Enel X e presidente di Motus-E, “la mobilità elettrica si sta progressivamente affermando anche nel nostro Paese, ce lo dicono i numeri in netta crescita delle vendite di auto a zero emissioni e la rapida espansione della rete infrastrutturale”.

“Abbiamo fatto molti passi in avanti, anche grazie a Motus-E, ma c’è ancora molto da fare – aggiunge – penso soprattutto allo stimolo della domanda e alla semplificazione degli iter per l’installazione delle infrastrutture di ricarica, allo sviluppo del trasporto pubblico elettrico nelle nostre città e al supporto per la creazione di una filiera industriale Made in Italy in grado di competere in Europa e nel mondo”.

Sulla mobilità pubblica, infatti, l’associazione ha ribadito la necessità di continuare il percorso iniziato con il decreto ministeriale di gennaio, che stabiliva una direzione forte verso l’elettrificazione delle flotte del trasporto pubblico locale. Anche in questo caso un ritorno al passato e alle fonti tradizionali a discapito dell’elettrico segnerebbe un’involuzione che non possiamo permetterci.

Motus-E è stata fondata a maggio 2018 e oggi conta oltre 60 associati e partner tra costruttori di auto, utilities, fornitori di infrastrutture elettriche e di ricarica, filiera delle batterie, studi di consulenza, società di noleggio, università, associazioni ambientaliste e associazioni di consumatori.

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