Report Frodi Agroalimentari 2020: tanti i sequestri nel settore vinicolo. Umbria, Lombardia e Campania sul podio degli illeciti
Vincenzo Pepe (Fareambiente): “Nemmeno il lockdown ha fermato i fraud food maker”
Anche quest’anno l’associazione ambientalista Fareambiente in collaborazione con le forze di polizia, il Rac, Nas e Gdf ha stilato il rapporto dell’ultimo anno sulle frodi agroalimentari. “Nemmeno il lockdown ha fermato il mercato delle frodi agroalimentari – dichiara il presidente dell’associazione ambientalista Fareambiente. Dagli illeciti agroalimentari possiamo e dobbiamo difenderci leggendo le etichette, chiedendo ai ristoranti la provenienza dei prodotti e prestando attenzione agli acquisti online, senza lasciarsi abbindolare dai prezzi”, Il Rapporto sulle frodi agroalimentari in Italia 2020 ha analizzato non solo i danni che ha subito l’economia nazionale a causa degli “agrofurbi”, ma anche delle forti ripercussioni che il sistema Italia ha subito a causa del Covid, anche in termini di acquisti:
- il 65% delle persone oggetto dell’indagine hanno dichiarato di aver paura di quello che acquistavano;
- l’86% ha affermato di preferire prodotti imbustati ( con buona pace dell’eliminazione della plastica) a causa di potenziali contaminazioni di cibo;
- il 63% ha preferito acquistare presso piccoli negozi o banchi frutta e/o pesce
- l’86% ha lamentato un incremento dei prezzi, di questi circa il 49% ha mostrato paura che questo incremento si protraesse per il futuro.
Nel 2019 l’Ispettorato ha operato 3.276 interventi all’estero e sul web, compresi gli interventi sulle tre più grandi piattaforme web del mondo: Alibaba, Ebay e Amazon. L’Icqrf ha avviato procedure di contrasto a usurpazioni ed evocazioni che hanno riguardato 513 casi: 254 prodotti in vendita sul market place e-Bay, 65 quelli su Amazon e 21 su Alibaba; 17 casi hanno riguardato prodotti agroalimentari e 156 prodotti vitivinicoli in vendita sul web e in locali pubblici. Nel periodo febbraio/maggio 2020, il momento critico per l’Italia e il Mondo a causa della Pandemia, il mercato del falso e della contraffazione non ha subito nessuna battuta d’arresto. Le forze di polizia hanno sequestrato e trovato prodotti non conformi fra cui: circa 3,3 milioni di cosce di prosciutto marchiate; 8 milioni di vaschette di prosciutto; 3,9 milioni di forme di formaggio marchiate e 13,7 milioni di kg di formaggio grattugiato; circa 2,6 milione di litri di olio DO/IG; circa 26 milioni di Aceto balsamico di Modena; 1,1 milioni di kg di riso, 7,7 milioni di kg di ortofrutta a DO/IG, 6,7 milioni di kg di Pasta. Nel settore vitivinicolo, nel quadrimestre febbraio-maggio, quindi in piena pandemia, sono stati certificati 5,8 milioni di ettolitri di vino di qualità, l’equivalente di oltre 773 milioni di bottiglie! Oltre il 70% del vino è stato certificato nelle regioni del Nord; Sud e Isole hanno certificato complessivamente meno del 12% del vino italiano. Il Prosecco, nelle sue tre denominazioni, è stato il vino più certificato: 1,2 milioni di ettolitri, l’equivalente di circa 160 milioni di bottiglie. Negli ultimi sei mesi del 2019, sono stati quasi 8.000 i depositi di marchi italiani all’estero; in particolare vengono tutelati soprattutto prodotti come caffè, tè, pane, pasta, gelati, miele (con oltre 2.000 marchi depositati) ; a seguire ci sono prodotti come carne, pesce, olio, uova e latticini (con 1.791 marchi pari al +5,5% rispetto allo stesso periodo del 2018) ed infine anche le bevande alcoliche (con 1.681 marchi pari a +3,4%). Anche nei mercati stranieri sono stati oltre 100 miliardi di euro contro 42, a vantaggio dell’italian sounding, che negli ultimi dieci anni è cresciuto senza battute d’arresto, con percentuali preoccupanti (70%) e sottraendo all’agroalimentare italiano 300mila posti di lavoro stimati. Secondo il RaC (reparto anticontraffazione carabinieri) regione leader per gli illeciti agroalimentari nel 2019 è stata l’Umbria con un valore 1.508.400,00 euro. Le violazioni accertate sono state rilevate di tipo amministrative nel settore oleario (6) e cerealicolo (2 amministrative 2 penali). La seconda regione sul podio dell’illegalità per illeciti agroalimentari risulta essere l’Emilia Romagna con 1.263.081,88 euro e 65.405,99 kg, i maggiori illeciti sono stati rinvenuti nel settore conserviero ( 626.592 euro) seguito dal lattiero caseario ( 225.000 euro e 30.550 kg), ortofrutta ( 176.550 euro). Diversa la situazione dalla terza regione più “fraud food”, la Campania. Nella quale sono è stato evidenziato un maggior numero di kg di prodotti sequestrati (2.736.154,50) ) e un minor valore dei prodotti oggetto di sequestro ( 1.088.665,00 euro). Il primo semestre del 2020, anche se l’Italia è stata chiusa a causa del lockdown questo non ha fermato i fraud food maker. Al primo posto si classifica la Lombardia ( perché l’illegalità non ha confini) con un valore di 791.710,00 euro e 77.346,45 kg nell’agro pirateria, elevati gli illeciti anche nelle frodi comunitarie per 509.000,00 euro. Secondo i dati del 2019 della Guardia di Finanza il comparto maggiormente soggetto a illeciti è stato quello dei mosti e uve parzialmente fermentati 679.747 kq, seguito dai vini (454.051 litri), dai prodotti alimentari (20.703 kg), dai legumi (19.910 kq) e prodotti di pasticceria ( 17459 kg). In totale i kq sequestrati sono stati 784.919 kq di merce e 462.819 litri . Il settore in cui i il valore dei sequestri è stato più elevato è risultato essere quello delle carni e allevamenti ( 21.596.157 euro). Le sanzioni amministrative sono state più di 19.000, il settore dove sono state maggiormente elevato è stato quello della ristorazione con circa 10mila; quelle penali sono state circa 3000 e anche qui il settore dove sono state elevate è stato quello della ristorazione. L’attività di controllo ha riguardato in maniera massiccia il canale e-commerce, visto l’incremento delle vendite online determinato anche dal rispetto delle misure di contenimento del virus COVID-19. ICQRF, inoltre, ha aderito al piano coordinato di controllo sulle vendite e sulla pubblicità “on line” di prodotti alimentari con riferimenti ingannevoli al COVID-19 a livello europeo e ha disposto, dalla metà di aprile, l’avvio di un’attività di controllo specifica, che va ad integrarsi con le attività di verifica sul commercio elettronico già programmate per l’anno in corso. Le notifiche pervenute nel 2019 attraverso il RASFF sono state 4000, a fronte delle 3.622 segnalazioni del 2018 e rappresentano il picco più elevato raggiunto negli ultimi vent’anni. Delle 4000 notifiche pervenute: 3506 hanno riguardato l’alimentazione umana (3622 nel 2018); 322 l’alimentazione animale (313 nel 2018); 172 i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con gli alimenti – MOCA (138 nel 2018).