I settori della produzione di energia e dei trasporti sono responsabili di circa la metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti, lo dicono i dati elaborati dall’Ispra: “Il tema dei trasporti è il più critico. È necessario cambiare rotta”
Roma – Rispetto al 1990, le emissioni di gas serra del settore trasporti sono aumentate del 2,4 per cento, a causa dell’incremento della mobilità di merci e passeggeri.
In particolare per il trasporto su strada, le percorrenze complessive (veicoli-km) per le merci sono aumentate del 165 e per il trasporto passeggeri del 19 per cento. “Non c’è dubbio – ha detto Alessandro Bratti, direttore generale dell’Ispra – che il tema dei trasporti sia il più critico. L’innovazione apportata non ha compensato l’aumento del traffico in merci e nell’uso individuale dei mezzi. È necessario cambiare rotta e affrontare il problema all’interno delle politiche urbane. Chi dovrà governare questo Paese in futuro dovrà di certo considerare questi aspetti“.
Sempre rispetto al 1990, nel 2016 le emissioni delle industrie energetiche sono diminuite del 23,9 per cento, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica da 178,6 Terawattora (TWh) a 198,7 TWh, e dei consumi di energia elettrica da 218,7 TWh a 295,5 TWh. Dall’analisi dell’andamento delle emissioni di CO2 per unità energetica totale, emerge che l’andamento delle emissioni negli anni ’90 ha seguito sostanzialmente quello dei consumi energetici.
Negli ultimi anni, al contrario, si è registrata una diminuzione delle emissioni e la sostituzione di combustibili a più alto contenuto di carbonio con il gas naturale sia nella produzione di energia elettrica sia nell’industria, oltre a un incremento dell’utilizzo di fonti rinnovabili.
Non seguono lo stesso trend le emissioni nel settore residenziale e servizi. In 26 anni l’aumento registrato dall’Ispra è del 4,5 per cento a fronte di un incremento dei consumi energetici pari al 18,3 per cento. In Italia il consumo di metano nel settore civile era già diffuso nei primi anni ’90 e la crescita delle emissioni, in termini strutturali, è invece correlata all’aumento del numero delle abitazioni e dei relativi impianti di riscaldamento oltre che, in termini congiunturali, ai fattori climatici annuali.
L’incremento dei consumi è strettamente collegato al maggior utilizzo di biomasse. Un calo di CO2 si registra, sempre rispetto al 2016, nel settore dell’industria manifatturiera (-48,6%), nel settore dei processi industriali (- 58,1%) e nel settore dell’agricoltura (-13,4%). I dati Ispra non sono invece confortanti per quanto riguarda la gestione e il trattamento dei rifiuti: le emissioni sono aumentate del 5,6 per cento (1990-2016), principalmente a causa dell’aumento delle emissioni derivanti dallo smaltimento dei rifiuti solidi urbani in discarica (+11,6%).