Chi semina piante, espande la propria coscienza. Il giardinaggio è un potente strumento terapeutico di potenziamento delle facoltà sia fisiche che mentali. Piantando vegetali coltiviamo il nostro stesso benessere.
Dimmi cosa coltivi e ti dirò chi sei. Spesso diamo per scontata l’importanza del coltivare, anche perchè siamo talmente abituati ad acquistare l’insalata nei sacchetti di plastica che molti bimbi potrebbero convincersi che gli ortaggi crescano al supermercato. Accade che l’abitudine possa divenire un nemico della consapevolezza, ma con il giusto riguardo anche questa subdola tendenza umana si può contrastare.
Se si pensa alla storia dell’uomo e alla sua evoluzione, andando a ritroso nei millenni si osserva come in tempi remoti il nomadismo dominava la nostra struttura sociale e la caccia e la raccolta erano le nostre sole fonti di sussistenza. Ciò che ci permise di compiere quel salto lungo il percorso evolutivo, ciò che ci elevò consentendoci di strutturare la nostra organizzazione sociale in maniera più complessa fu la coltivazione. Grazie all’addomesticamento delle piante riuscimmo a stanziarci in determinati luoghi, lasciando che le mandrie selvagge di animali continuassero a correre nelle foreste, mentre noi ci fermammo e piantammo radici.
Oggi questo essenziale legame è andato dissolvendosi nella caotica routine urbana. Ma per fortuna nei nostri geni e nel nostro spirito si conservano le memorie ancestrali di un passato arcaico ma non per questo meno vivido. Secondo un’indagine condotta da GFK in 17 paesi, una persona su tre si dedica settimanalmente al giardinaggio. Il 41 per cento delle famiglie con bambini tra i 6 e i 12 anni adotta infatti il giardinaggio come attività educativa e ricreativa. Prendersi cura delle piante ha degli effetti benefici sulla mente e sul fisico: è detta ortoterapia, terapia orticolturale, ortogiardinoterapia.
Utilizzata fin dall’antichità nel mondo orientale, la coltivazione terapeutica e il suo potenziale furono svelati e teorizzati in occidente dallo psichiatra Benjamin Rush, considerato il padre della psichiatria americana. Il medico osservò che durante le attività di giardinaggio il coinvolgimento dei 5 sensi a tutto campo produceva un forte impatto benefico sulle persone coinvolte nella pratica: riduzione dello stress e dei comportamenti aggressivi, stimolazione di creatività e autostima, potenziamento del coordinamento corporeo e rafforzamento del sistema immunitario.
Accudire il regno vegetale riduce gli stati di ansia e depressione, favorisce l’interazione sociale e incrementa addirittura l’attività cerebrale.
Oggi assistiamo all’aumento di fenomeni aggregativi quali orti sociali e giardini condivisi, che mescolando colture e culture, si servono della coltivazione come collante sociale e strumento di riavvicinamento ai cicli della natura.
Di fronte a un seme, l’appartenenza culturale ha ben poca rilevanza, dato che le piante seguono un unica legge universale e possono umilmente insegnare agli arroganti umani a rispettare i ritmi e le diversità della vita in ogni suo aspetto. Le piante si configurano un po’ come maestre, un po’ come “figlie con le foglie”, rivelandosi capaci di fornire un concreto aiuto, non solo nel sostentamento della popolazione globale, ma anche nella sensibilizzazione delle menti sapienti e nel loro rafforzamento.