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Pianeta Terra, istruzioni per l’uso: ogni essere vivente è una ricchezza

Il 22 maggio si celebra la Giornata mondiale della biodiversità. È un giorno che ci spinge a tutelare flora e fauna (compresi noi, che siamo animali). Ma ci ricorda una grossa minaccia per l’ambiente: l’invasione di specie provenienti da altri climi

La Giornata Mondiale della Biodiversità è una festività proclamata nel 2000 dall’Onu e che da allora si celebra ogni anno il 22 maggio. Ma esattamente cosa viene celebrato? La diversità biologica presente sul nostro pianeta, una diversità che è la ricchezza dell’ecosistema-Terra. Con una particolare  attenzione alle foreste che, nel mondo, ospitano l’80% delle specie esistenti sul pianeta. Da qui, la pericolosità delle deforestazioni selvagge (basti pensare all’Amazzonia)

La diversità biologica del pianeta è sempre più minacciata. E non stiamo parlando solo dei ben noti problemi ambientali quali inquinamento, rifiuti gettati in mare o da smaltire sulla terra, eccetera. No, per quanto riguarda specificamente la biodiversità, la minaccia principale – oltre alla deforestazione a cui accennavamo sopra – oggi è costituita dalle specie “aliene”, in particolare le specie molto invasive che – a causa del riscaldamento globale e di errati comportamenti umani – oggi migrano dal proprio ambiente e arrivano in ambienti estranei, provocando gravi danni all’ecosistema di arrivo.

 

Diamo i numeri: cosa sta succedendo in Italia ed Europa. Secondo Legambiente e Ispra-Ambiente negli ultimi 30 anni  il numero delle specie aliene nel nostro Paese è aumentato del 96%. Allargando lo sguardo al nostro mare, si contano 42 nuove specie ittiche, mentre in tutto il Mediterraneo il numero di specie marine aliene è più che raddoppiato tra il 1970 e il 2015:  ora se ne contano ben 837. E un allarme viene lanciato da Life Asap (Alien Species Awareness Program), il progetto Ue di formazione e informazione su questo fenomeno e sul suo impatto sul territorio: la minaccia delle specie aliene costa 12 miliardi di euro l’anno nei Paesi dell’Unione Europea.
Ce n’è abbastanza per capire che il futuro dei nostri ecosistemi va tutelato.

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