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Rifiuti: esperto, ‘dalla discarica al termovalorizzatore, la ricetta per Roma’  

Rifiuti, ecco la ricetta per Roma

di Loredana Errico

La discarica di servizio “è una toppa, magari necessaria, ma non risolve il problema”. Il temovalorizzatore “seppur impopolare è necessario” e occorre dotarsi di un impianto che gestisca l’organico raccolto, magari in grado di produrre biogas e biometano. Il compostaggio di prossimità? “Si scivola sulle banalità”. Così Alessandro Marangoni, ceo di Althesys, con l’Adnkronos affronta il problema dei rifiuti di Roma.

Ma andiamo per gradi. Sì alla discarica di servizio “ma solo se inserita in un piano di più ampio respiro che prevede la dotazione di impianti per la Capitale”. Roma, sottolinea Marangoni, “avrebbe bisogno di un piano di impiantistica per l’organico che vada ben aldilà del problema della discarica di servizio che lascia intendere che sia temporanea ma nel nostro paese non sempre è così”.

Il vero tema “è passare dalla gestione di emergenze cicliche ad un piano di infrastrutture” e, dunque “la discarica di servizio può avere un senso se considerata come ‘passaggio ponte’ per arrivare ad un certo obiettivo”, ossia il 70% di raccolta differenziata entro il 2021, fissato dalla giunta Raggi. Certo è che “non tutto si può riciclare” e, quindi, pur arrivando all’obiettivo, sottolinea Marangoni, Roma necessita di impianti per trattare l’organico e gli altri materiali: “dobbiamo essere coscienti che la raccolta differenziata è un mezzo non è un fine”.

C’è quindi il capitolo termovalorizzatori: “Il tema è molto impopolare ma il no è più un fatto politico che tecnico”. Oggi, sottolinea Marangoni, “Roma spende cifre consistenti per lo smaltimento e il trasporto dei rifiuti al di fuori della regione” (secondo Fise Assoambiente ben l’80% dei rifiuti di Roma va fuori città di cui oltre il 65% fuori Regione). Per Marangoni, il termovalorizzatore risolverebbe il problema senza contare che “se fatto bene, ha un impatto ambientale e sanitario inferiore a quello di una discarica”.

Se poi si spinge bene sulla raccolta differenziata e sul riciclo, “allora le dimensioni dell’impianto potrebbero anche non essere enormi”. Per quanto riguarda il trattamento della frazione umida “dal punto di vista tecnologico la soluzione più avanzata è rappresentata dalla digestione anaerobica che permette la produzione di biogas e biometano e che inoltre è incentivata anche dalla legge”.

Il compostaggio di prossimità, poi, secondo Marangoni, non si può realizzare all’interno di un grande centro urbano: “dobbiamo essere realisti. Ma come si fa? Anche chi ha il compostatore in giardino ci mette gli sfalci d’erba e non l’immondizia altrimenti avrebbe il problema del cattivo odore”. Insomma “si scivola sulle banalità”. Oggi purtroppo, “c’è un’opposizione diffusa ad ogni tipo di impianto e c’è il paradosso della tariffa più alta dove i rifiuti sono gestiti peggio”.

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