Pubblicato il: 10/12/2019 14:43
Sempre più rifiuti urbani da gestire che finiscono sempre meno in discarica (ma fa eccezione il Centro); la raccolta differenziata conferma il trend di crescita e si attesta al 58,1%, ma cresce anche il costo ed è al Centro che si paga di più. Vola la raccolta dell’organico ma poi non tutte le regioni hanno gli impianti per trattarlo e così i rifiuti continuano a ‘viaggiare’. E’ il quadro che emerge dal Rapporto Rifiuti Urbani 2019 di Ispra.
Produciamo troppi rifiuti. Dopo sei anni di decrescita (sotto 30 milioni di tonnellate) nel 2018 la produzione nazionale dei rifiuti urbani torna a superare tale cifra e arriva a quasi 30,2 milioni di tonnellate (+2% rispetto al 2017). La crescita è ancora maggiore se si guarda al dato pro capite: +2,2%, che in termini di quantità è pari a poco meno di 500 chilogrammi per abitante. Se ne producono di più al Centro (548 kg per abitante), mentre il nord Italia si ferma a circa ai 517 kg per abitante e il Sud a 449.
Come li gestiamo? Il recupero di materia rappresenta la maggior porzione di gestione dei rifiuti (28%), seguono il conferimento in discarica (22%, quasi 6,5 milioni di tonnellate), il trattamento biologico della frazione organica e l’incenerimento. Ma se il conferimento in discarica diminuisce a livello nazionale (-6,4%), aumenta invece solo nel Centro Italia (+4,3%). Sono 127 le discariche che sul territorio nazionale hanno ricevuto rifiuti provenienti dal circuito urbano: 56 al Nord, 25 al Centro e 46 al Sud.
Rifiuti in viaggio. L’esportazione dei rifiuti interessa l’1,5% dei rifiuti urbani prodotti in Italia, aumentata del 31% rispetto al 2017, mentre calano dell’8% le importazioni. Abbiamo portato fuori dai confini nazionali soprattutto combustibile solido secondario (45%) e rifiuti prodotti dal trattamento meccanico (18%). Austria e Portogallo i Paesi cui vengono destinate le maggiori quantità di rifiuti urbani. A inviarle sono soprattutto due regioni: il Friuli Venezia Giulia e la Campania, rispettivamente 27% e 22% del totale esportato. Abbiamo, invece, importato plastica (29%), vetro (25%) e abbigliamento (22%). Soprattutto dalla Svizzera, con il 33% del totale importato: si tratta soprattutto di rifiuti di imballaggio in vetro, destinati a impianti di recupero e lavorazione situati per lo più in Lombardia. L’abbigliamento, invece, è destinato in massima parte alla Campania, presso aziende che ne effettuano il recupero.
La raccolta differenziata aumenta, nel 2018, di 2,6 punti percentuali a livello nazionale e raggiunge il 58,1%. Sette regioni italiane su 20 raggiungono, e superano, l’obiettivo del 65% di differenziata fissato, al 2012, dalla normativa: Veneto (73,8%), Trentino Alto Adige (72,5%), Lombardia (70,7%), Marche (68,6%), Emilia Romagna (67,3%), Sardegna (67%) e Friuli Venezia Giulia (66,6%). Tra queste regioni, quelle che fanno registrare i maggiori incrementi delle percentuali di raccolta sono, nell’ordine le Marche, la Sardegna e l’Emilia Romagna. Un salto significativo si rileva al Sud con un aumento della percentuale di raccolta di 4,2 punti nel 2018, in particolare in Sicilia (+7,8 punti) e in Molise (+7,7 punti), seguite dalla Calabria (+ 5,6) e dalla Puglia (+5). Un miglioramento importante, anche se non fa spostare le quattro regioni dalle ultime posizioni a livello nazionale.
Tanto organico raccolto, pochi impianti per trattarlo. L’organico è la frazione più raccolta, rappresenta il 40,4% del totale (seguono carta e cartone, vetro e plastica). Però alcune regioni sono ancora senza gli impianti necessari per trattare questi rifiuti che così vengono avviati fuori dal territorio: analizzando i flussi di rifiuti organici avviati fuori regione, i maggiori quantitativi derivano dalla Campania (circa 487mila tonnellate) e dal Lazio (oltre 270mila tonnellate). Dove finiscono? Nel caso della Campania è il Veneto a ricevere la quota più considerevole dell’organico (49,7% del totale); per quanto riguarda il Lazio, è invece il Friuli Venezia Giulia la regione cui sono conferiti i quantitativi maggiori (pari al 48,7%), a seguire il Veneto (23,4%).
Cresce il costo della differenziata, al Centro si paga di più. Nel 2018, il costo medio nazionale annuo pro capite è pari a 174,65 euro/ab per anno (nel 2017 era 171,19). La cifra è la somma di varie componenti: 56,17 euro/abitante anno per la raccolta indifferenziata; 53,60 per la differenziata; 21,41 per spazzamento e lavaggio delle strade; 35,57 per i costi comuni e, infine, 7,89 euro/abitante anno per i costi di remunerazione del capitale. Al Centro i costi più elevati (208,05 euro/ab/anno), segue il Sud con 186,26 euro/ab/anno. Al Nord il costo è pari a 154,47 euro/ab/anno.
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