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Roma, effetto lockdown: meno inquinata ma rischio fase 2 con più traffico 

Roma, effetto lockdown: meno inquinata ma rischio fase 2 con più traffico

di Stefania Marignetti

Effetto lockdown sull’inquinamento atmosferico nelle nostre città. Calano drasticamente alcuni inquinanti, come ossido e biossido di azoto, e diminuiscono anche le polveri sottili, anche se in maniera molto più contenuta. Il dato potrebbe stupire perché a fronte di un traffico praticamente azzerato, anche per le polveri sottili ci aspetteremmo un crollo. In realtà, la spiegazione non è così semplice.

A calare di più sono gli inquinanti più direttamente legati al traffico, ma le polveri sottili sono un fenomeno molto più complesso che dipende da come queste interagiscono in atmosfera con altri inquinanti, dalle condizioni meteo e anche da fattori esterni: per esempio, a marzo sono arrivate sull’Italia le polveri dai deserti del Caucaso, e anche questo incide sul risultato finale. Ce lo ha spiegato l’Arpa Lazio.

L’Agenzia regionale per l’ambiente che, tra le altre cose, monitora la qualità dell’aria nel Lazio e nel nostro Paese, smentisce così chi in questi giorni ha parlato di un aumento dell’inquinamento, in particolare a Roma e nonostante il lockdown: l’inquinamento fa sapere l’agenzia, diminuisce e diminuiscono anche le polveri sottili, non di molto ma sicuramente non c’è un incremento. Se c’è un rischio, invece, denunciano gli ambientalisti, è che in assenza di interventi mobilità e trasporto pubblico ci sia un post lockdown con ancora più traffico.

“I nostri dati – spiega all’AdnKronos Marco Lupo, direttore generale di Arpa Lazio – hanno evidenziato per le polveri un calo certamente meno evidente di quello che è avvenuto per altri inquinanti più direttamente collegati al traffico”. Fenomeno che non riguarda solo Roma, ma tutta Italia. Questo calo meno evidente “è dovuto al fatto – spiega Lupo – che le polveri sono un fenomeno molto più complesso di altri inquinanti e si formano direttamente e indirettamente o per reazione con altri inquinanti presenti in atmosfera e poi dipendono molto dalle condizioni meteo. In più in questo mese di marzo c’è stato un apporto di polveri naturali provenienti dal Caucaso e questo ha inciso sui valori complessivi. Certamente però non c’è stato un aumento delle polveri”.

Insomma, “non è vero che l’inquinamento non è diminuito – aggiunge Alessandro Di Giosa, sempre di Arpa Lazio – analizzando i dati della regione Lazio e di Roma, si vede una significativa diminuzione di alcuni inquinanti gassosi come il biossido di azoto o l’ossido di azoto, che tra l’altro sono inquinanti per i quali pende sull’Italia e in particolare su Lazio e Roma la procedura infrazione. Questione più complessa per le polveri, per le quali non si è assistito a un calo drastico, ma anche per il Pm10 emergono diminuzioni, sicuramente non drastiche come per altri inquinanti, ma anche lì c’è stata una riduzione”.

Ma perché a Roma non c’è una drastica riduzione delle polveri sottili, calcolando che le auto praticamente non circolano più? “Il meccanismo delle polveri è complesso – spiega l’esperto di Arpa Lazio – e sicuramente il fatto di avere una netta diminuzione del traffico non comporta un’immediata riduzione delle polveri perché ci sono altre sorgenti, esistono meccanismi di formazione delle cosiddette ‘polveri secondarie’, e poi, come per tutti gli inquinanti, a giocare un ruolo molto importante c’è la meteorologia”.

Sicuramente, però, il calo ‘non drastico’ delle polveri sottili nonostante l’assenza di traffico, dovrà essere elemento di studio per capire ancora meglio come si comportano questi inquinanti. Un comportamento che “va approfondito alla luce di questa situazione unica e, speriamo, irripetibile e potrà fornire utili indicazioni sul fenomeno”.

Stabilito quindi il calo degli inquinanti, c’è da dire che però per rendere duraturo questo risultato bisognerebbe anche investire su forme di mobilità meno impattanti e renderle strutturali. E in Italia la situazione non è omogenea perché se ci sono città come Milano che si stanno muovendo nella direzione giusta, altrettanto non si può dire per altre realtà. “In particolare, a Roma, da una parte sembra esserci apertura e volontà a realizzare piste ciclabili permanenti prendendo a prestito parte della carreggiate, dall’altra si continua con politiche che incentivano l’uso della macchina privata, dalla Ztl ai parcheggi – dice all’AdnKronos Federico Spadini, responsabile campagna Trasporti di Greenpeace – bisognerebbe investire in forme di mobilità che permettano il distanziamento sociale e sul potenziamento del trasporto pubblico, altrimenti il rischio è non solo di tornare alla condizione pre-lockdown, ma di tornarci con un numero maggiore di auto”.

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