La siccità non risparmia il miele italiano con gli alveari alla fame per la scarsità di fioriture e gli apicoltori costretti alle nutrizioni di soccorso per salvare le famiglie di api. A lanciare l’allarme è la Coldiretti con il caldo record che sta condizionando pesantemente anche il settore apicolo, con il crollo della produzione e l’aumento record dei costi a carico delle aziende.
Dal cardo agli agrumi, dalla sulla al millefiori fino all’acacia, la mancanza di pioggia nelle regioni del Sud ha cancellato intere fioriture, facendo di fatto mancare il polline necessario al lavoro delle api e – rileva Coldiretti – andando ad aggravare una situazione precaria già dalla scorsa primavera. Secondo l’analisi dell’Osservatorio nazionale miele, in Sicilia il raccolto di miele di agrumi è stato praticamente nullo, così come quello di sulla, e la stessa situazione interessa la Basilicata, mentre in Puglia oltre a quella di agrumi è venuta a mancare la produzione di millefiori, con risultati migliori solo per il coriandolo. Soffre anche l’apicoltura calabrese dove al crollo di acacia, agrumi e millefiori si è aggiunto il calo del castagno.
La siccità colpisce anche in Sardegna dove le fioriture di cardo si sono praticamente azzerate. Una situazione che peserà negativamente sul raccolto 2024, considerato che dalle regioni del Sud arriva circa 1/3 della produzione nazionale.
Ma a condizionare il lavoro degli apicoltori italiani è stato anche il maltempo al Nord che ha influito negativamente sulla produzione primaverile.
Il pericolo è che il crollo della produzione favorisca le importazioni di miele straniero e le truffe, considerato che nel 2023 sono state sequestrate 356 tonnellate di miele irregolare proveniente da Paesi, tra gli altri, come Cina, Argentina, Brasile e Ungheria, nel corso di un’operazione interforze tra il Dipartimento del Masaf – Icqrf e la Componente Speciale della Guardia di finanza.
Nei primi quattro mesi del 2024 le importazioni dall’estero sono aumentate dell’11% secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat con prodotto di bassa qualità acquistato a prezzi stracciati per essere poi venduto come nazionale.
Per evitare di finire a consumare prodotti di bassa qualità che arrivano dall’estero, la Coldiretti consiglia di controllare attentamente l’origine in etichetta o acquistare direttamente dai produttori presso aziende agricole, agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Solo così si può riuscire a sostenere i circa 75mila apicoltori italiani che gestiscono 1,6 milioni di arnie.
La legge impone che la parola “Italia” sia presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (es. “Miele italiano”). Se il miele proviene da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve indicare “miscela di mieli originari della Ue” specificando i Paesi di origine (es. Italia, Ungheria). Se proviene da Paesi extra UE, deve riportare “miscela di mieli non originari della Ue” con i nomi dei Paesi. Nel caso di un mix, l’etichetta deve indicare “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, con i relativi nomi dei Paesi.