Pubblicato il: 04/10/2019 12:21
Non siamo sul sentiero dello sviluppo sostenibile. Anzi. Rispetto al 2015, il quadro globale è peggiorato, tra conflitti – al loro massimo storico per numero – tensioni e povertà. E in Europa? E’ il luogo più sostenibile al mondo con la legislazione più avanzata sul tema, ma neanche l’Europa è sulla strada dello sviluppo sostenibile, il tema delle diseguaglianze appare cruciale e sebbene dalla nuova Commissione Ue arrivino segnali positivi, persistono le resistenze.
Per quanto riguarda l’Italia, siamo molto lontani dagli obiettivi e la distanza dagli altri Paesi rischia di allargarsi. Sul fronte del cambiamento climatico sono stati fatti passi importanti, come sul tema delle rinnovabili, ma non abbiamo idea di dove andare a parare; peggiorano gli ecosistemi terrestri e, non riusciamo a definire una legge sul consumo di suolo.
Non è un quadro incoraggiante quello tratteggiato in occasione della presentazione del Rapporto ASviS 2019, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Rapporto che fotografa e analizza l’andamento del Paese rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu. Ma quattro anni dopo le cose non sembrano procedere speditamente come avrebbero dovuto.
I dati del Rapporto. Evidenti ritardi in settori cruciali per la transizione verso un modello che sia sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale, e fortissime le disuguaglianze, comprese quelle territoriali. L’Italia resta lontana dal sentiero scelto nel 2015, quando si è impegnata ad attuare l’Agenda 2030 e l’Accordo di Parigi per la lotta al cambiamento climatico.
Nel suo percorso verso i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030, l’Italia migliora in alcuni campi (salute, uguaglianza di genere, condizione economica e occupazionale, innovazione, disuguaglianze, condizioni delle città, modelli sostenibili di produzione e consumo, qualità della governance e cooperazione internazionale), peggiora in altri (povertà, alimentazione e agricoltura sostenibili, acqua e strutture igienico-sanitarie, sistema energetico, condizione dei mari ed ecosistemi terrestri) ed è stabile per l’educazione e la lotta al cambiamento climatico.
Ma il nostro Paese non è in buona compagnia. A quattro anni dall’adozione dell’Agenda 2030, nonostante i progressi compiuti, le misure adottate dai singoli governi, dal settore privato e dalle organizzazioni internazionali non sono sufficienti. Serve perciò un urgente e deciso cambio di passo per rispettare il piano d’azione disegnato per dare un futuro al pianeta e a chi lo abita.
Per restare in Italia, tra le aree in cui il nostro Paese peggiora invece di migliorare, c’è il contrasto alla povertà (Obiettivo 1: “Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo”), il cui indicatore, dopo un andamento stazionario nel periodo 2012-2014, registra un netto peggioramento nel corso degli anni successivi. Nel biennio 2016-2017, la dinamica negativa è dovuta a un aumento della povertà assoluta e della povertà relativa, che registrano entrambe il valore più alto di tutta la serie storica osservata: rispettivamente 8,4% e 15,6% della popolazione.
Tra gli individui in povertà assoluta si stima che i giovani di 18-34 anni siano 1 milione e 112mila, il valore più elevato dal 2005. Da segnalare che nel 2017 si registra una diminuzione dell’indice di grave deprivazione materiale, il quale resta comunque superiore di 3,5 punti rispetto alla media europea.
Male anche sul fronte della crescita economica (Obiettivo 8: “Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti”), il cui indicatore peggiora fino al 2014, a causa dell’andamento sfavorevole del Pil per occupato e dell’aumento della disoccupazione e della quota dei giovani Neet (la più alta dei Paesi UE), mentre nel triennio 2015-2017 si registra un lento recupero.
A pesare sul segno negativo dell’Obiettivo 11 (“Rendere la città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”), è l’indice di abusivismo edilizio, che cresce di otto punti percentuali rispetto al 2010.
Gentiloni, “Oltre mille miliardi di investimenti ambientali”.
“L’Unione Europea scommette, attraverso il green deal, sul nostro futuro sostenibile – assicura Paolo Gentiloni, commissario europeo designato per l’economia, nel video messaggio inviato da Bruxelles all’Asvis – La commissione di cui faccio parte ha messo al centro l’impegno per un green deal europeo. Gli impegni economici sono notevoli in diversi settori e hanno l’obiettivo generale e ambizioso di fare dell’Ue il primo continente a neutralità climatica. Obiettivo che richiede un cambio di rotta nei comportamenti, nelle attività produttive, negli investimenti e nel sistema di tassazione. Su questi ultimi due aspetti si concentrerà l’azione del commissario dell’economia, in primo luogo con un grande piano di investimenti per l’Europa sostenibile con l’obiettivo di mettere in campo oltre mille miliardi di investimenti ambientali”.
Per il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, “l’Italia deve fare la sua parte e prepararsi adeguatamente, così da poter beneficiare delle risorse che l’Unione Europea investirà nella direzione della sostenibilità. È per questo che chiediamo con urgenza una legge annuale per lo sviluppo sostenibile, politiche integrate e azioni concrete a partire dalla prossima Legge di Bilancio”.
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