Pubblicato il: 07/02/2020 12:45
Europa e Agenda 2030: l’Ue avanza verso molti Obiettivi di sviluppo sostenibile, ma peggiora su ecosistemi terrestri e cooperazione internazionale. Lo rileva l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) che per la prima volta misura la situazione di ogni Paese Ue rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile nello studio “The European Union and the Sustainable Development Goals” presentato oggi alla Farnesina.
Secondo lo studio, tra il 2010 e il 2017 la situazione migliora per nove Obiettivi (salute, educazione, parità di genere, energia, occupazione, città, produzione e consumo, cambiamento climatico ed ecosistema marino), peggiora per due (ecosistemi terrestri e cooperazione internazionale), mentre per cinque (povertà, fame, infrastrutture, disuguaglianze, pace e giustizia) la situazione resta invariata (per l’Obiettivo 6, acqua pulita e servizi igienico-sanitari, non è stato possibile creare un indicatore composito per mancanza di dati).
Restringendo l’analisi al breve periodo, tra il 2016 e il 2017 si segnalano miglioramenti nei due terzi dei casi, cioè per gli Obiettivi 1, 2, 3, 4, 5, 8, 10, 11, 14 e 16, stabilità per gli Obiettivi 7, 9, 12, 13 e 17, mentre nel caso dell’Obiettivo 15 si manifesta un peggioramento.
“I risultati medi europei – sottolinea il presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini – nascondono, per gran parte degli Obiettivi, situazioni molto differenziate tra gli Stati membri. Le nuove politiche europee devono cercare di ridurre queste differenze, che minano la fiducia nell’Europa dei cittadini che vivono nei Paesi in fondo alla classifica del benessere”.
La scelta della nuova Commissione europea di mettere l’Agenda 2030 al centro di tutte le politiche, aggiunge il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, “è molto importante e avrà notevoli riflessi anche sul modo in cui l’Italia deve disegnare e condurre le sue politiche. Non a caso, le recenti Comunicazioni sul Green New Deal, sull’organizzazione del Semestre europeo e sul Patto di Stabilità sono costruite intorno all’Agenda 2030 e aprono nuovi scenari. Il nostro Paese deve decidere se sostenere queste innovazioni o avere un atteggiamento conservatore. Non sono cambiamenti indolori, ma l’Italia ha tutto da guadagnare da politiche e fondi europei orientati verso la sostenibilità economica, ambientale e sociale”.
Tra il 2010 e il 2017 la situazione in Europa migliora per i seguenti Obiettivi. Obiettivo 3 (Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età): aumenta la speranza di vita in tutti gli Stati dell’Unione e diminuiscono significativamente il tasso di mortalità da tubercolosi, epatite e HIV (-28% rispetto al 2010) e la quota della popolazione con necessità insoddisfatta di cure mediche, ridottasi di 1,4 punti percentuali rispetto al 2010.
Obiettivo 4 (Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti): aumenta la quota di popolazione con un’educazione terziaria (39,9% nel 2017, sostanzialmente in linea con l’obiettivo del 40% della Strategia Europa 2020), e di quella relativa agli adulti che partecipano alla formazione continua (10,9% nel 2017, livello comunque lontano dal 15% di Europa 2020); diminuisce il tasso di uscita precoce dal sistema scolastico, sebbene negli ultimi anni l’intensità del miglioramento si sia ridotta, il che mette a rischio il conseguimento del valore del 10% della Strategia Europa 2020.
Obiettivo 5 (Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze): aumenta la quote di donne che siedono nei parlamenti e di quelle che svolgono funzioni di senior manager (il cui valore raddoppia). C’è da segnalare il fatto che il divario occupazionale tra maschi e femmine, dopo una riduzione di 1,5 punti dal 2010 al 2014, è rimasto sostanzialmente costante fino al 2017.
Obiettivo 7 (Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni): aumenta la quota di energie rinnovabili sul totale dei consumi energetici (dato in linea con il traguardo europeo del 20% per il 2020) e diminuisce il valore pro capite dei consumi energetici delle famiglie. Tuttavia, con la ripresa economica del 2016, il consumo finale di energia è tornato a crescere e molto probabilmente non si conseguirà l’obiettivo definito dall’Unione per il 2020.
Obiettivo 8 (Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti): si riduce la quota di giovani che non studiano e non lavorano (i cosiddetti Neet) e aumenta la quota di investimenti sul Pil e il tasso di occupazione, vicino all’obiettivo del 75% fissato per il 2020. Anche il Pil reale pro capite è in ripresa dal 2010 e, nonostante la flessione del biennio 2012-2013, registra un aumento medio dell’1,2% annuo tra il 2010 e il 2017.
Obiettivo 11 (Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili): aumenta la quota di rifiuti urbani riciclati, minore l’esposizione della popolazione a polveri sottili, il numero di morti per incidenti stradali diminuisce del 21% rispetto al 2010. Migliorano anche gli indicatori relativi al disagio abitativo.
Obiettivo 12 (Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo): migliora la produttività nell’uso delle risorse e del consumo di materia (+12% tra il 2010 e il 2017) e delle emissioni di CO2 da nuove autovetture. A partire dal 2016, si registra un leggero peggioramento causato dall’aumento della produzione di rifiuti (esclusi i principali rifiuti minerali), mentre il tasso di riciclo dei rifiuti rimane stabile per tutto l’arco di tempo considerato.
Obiettivo 13 (Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze): si riduce l’intensità di emissioni del consumo energetico (-6% tra il 2010 e il 2017) e delle emissioni di gas a effetto serra, diminuite del 10% rispetto al 2010, superando l’obiettivo della Strategia Europa 2020, nonostante il fatto che negli ultimi quattro anni la situazione non mostri miglioramenti significativi.
Obiettivo 14 (Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile): a partire dal 2013, cresce l’indicatore relativo alle superfici marine comprese nella rete Natura 2000, che raddoppia in soli quattro anni.
La situazione, invece, peggiora per due Obiettivi. Obiettivo 15 (Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica): l’impermeabilizzazione del suolo da copertura artificiale è cresciuta di circa 350 kmq all’anno (un’area superiore alla superficie di Malta) nel periodo 2006-2015.
Obiettivo 17 (Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile): l’andamento negativo dell’indicatore risente delle diminuzioni sul piano delle importazioni europee da Paesi in via di sviluppo e dell’aumento del debito pubblico. Questi peggioramenti sono solo in parte bilanciati dalla crescita della quota di Aiuto Pubblico allo Sviluppo sul reddito nazionale lordo. Inoltre, la quota di tasse ambientali sul totale delle entrate fiscali è diminuita continuamente dal 2010, attestandosi al 6,1% nel 2017.
Situazione stabile per cinque Obiettivi. Obiettivo 1 (Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo): fino al 2014 aumenta la popolazione a rischio povertà ed esclusione sociale e quella che vive in famiglie a bassa intensità lavorativa ma dal 2016 si registra invece un miglioramento. In particolare, l’indice di grave deprivazione materiale raggiunge nel 2017 il valore più basso di tutta la serie storica. Nonostante la quota delle persone a rischio di povertà ed esclusione sociale diminuisca al 22,4% tra il 2016 e il 2017, il valore conseguito di 113 milioni di persone è ancora lontano da quello (96,1 milioni) fissato per il 2020 dalla Strategia Europa 2020.
Obiettivo 2 (Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile): situazione complessivamente stabile tra 2010 e 2017. Dal 2014 al 2017, migliora la produttività agricola e delle coltivazioni biologiche, che passano dal 5,1% al 7% della superficie agricola utilizzata. Aumentano però le emissioni di ammoniaca del settore agricolo.
Obiettivo 9 (Costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione e una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile): i miglioramenti dovuti all’aumento del numero di occupati impegnati in attività di ricerca e sviluppo e della quota di spesa in R&S sul PIL (2,1% nel 2017, valore ancora distante dal target del 3% di Europa 2020), vengono bilanciati dalla riduzione del trasporto merci su rotaia e delle domande di brevetto.
Obiettivo 10 (Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni), il cui indicatore composito mostra una lieve tendenza negativa fino al 2014, causata dal peggioramento della disuguaglianza del reddito disponibile. Il leggero miglioramento del 2017 è guidato dall’aumento del Pil pro capite (corretto per le parità dei poteri d’acquisto) e dalla riduzione della distanza tra il reddito della popolazione a rischio povertà dopo i trasferimenti e quello corrispondente al 60% del reddito disponibile mediano equivalente.
Obiettivo 16 (Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile, offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti responsabili, inclusivi a tutti i livelli), per il quale l’indicatore composito, dopo una significativa riduzione, mostra negli ultimi due anni una tendenza positiva, sostenuta dalla maggiore fiducia espressa dai cittadini nel Parlamento, nella Commissione e nella Banca Centrale Europea e dalla riduzione del numero di omicidi rispetto alla popolazione (0,62 omicidi ogni 100.000 persone), diminuito del 31% tra il 2010 e il 2017.
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