Pubblicato il: 17/12/2019 10:52
Gestione efficiente e corretta valorizzazione delle risorse idriche. Con questa è stato inaugurato lo scorso 26 novembre a Metaponto il centro di ricerca congiunto Eni – CNR dedicato alla promozione di soluzioni e tecnologie innovative per l’efficienza e l’ottimizzazione della gestione delle acque volte ad una corretta valorizzazione delle risorse idriche. Le attività si svilupperanno su tre direttrici progettuali: l’ottimizzazione dell’uso dell’acqua in agricoltura, le tecnologie avanzate di riutilizzo di acque urbane e industriali e la gestione ottimale delle acque sotterranee costiere e dei rischi di salinizzazione, per un investimento economico di oltre 7 milioni di euro in 5 anni (2019 -2024).
Il centro di ricerca congiunto nella fase iniziale prevede l’impegno di 13 ricercatori e tre assegnatari di borse di dottorato dell’Università della Basilicata e disporrà di laboratori dotati di strumentazioni tecnologiche d’eccellenza e di 2 serre sperimentali. Il tema della disponibilità di acqua dolce rivestirà un ruolo sempre più rilevante nel prossimo futuro e per questo l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite ha inserito tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile l’accesso sicuro alla risorsa idrica.
In linea con questo obiettivo, i ricercatori Eni e CNR lavoreranno insieme in quello che è destinato a diventare un centro di riferimento per quanto riguarda la ricerca nell’ambito dell’economia circolare per tutto il Mediterraneo. Un particolare impegno inoltre sarà dedicato alla promozione di soluzioni e tecnologie innovative in grado di aumentare la produttività e l’efficienza dell’uso dell’acqua nel comparto agricolo e alla mitigazione degli impatti crescenti della siccità nel Mediterraneo e in altre aree strategiche come Africa e Medio Oriente.
L’avvio del centro si inquadra all’interno della collaborazione a livello nazionale fra Eni e CNR (Joint Research Agreement) che prevede la costituzione di quattro poli di ricerca di eccellenza nel Mezzogiorno per uno sviluppo ambientale ed economico sostenibile. Oltre a quello della Basilicata, gli altri laboratori, istituiti presso centri operativi o di ricerca già esistenti, sono collati a Lecce, a Gela e a Portici.
Le attività di ricerca congiunte del laboratorio Eni-CNR a Lecce, presso l’Istituto CNR Nanotec, saranno dedicate ad analizzare e quantificare i processi climatici legati alla destabilizzazione della criosfera artica, in particolare del permafrost, e della valutazione degli effetti del suo scongelamento sull’oceano artico. Questi processi, estremamente rilevanti, sono in grado accelerare l’attuale riscaldamento del pianeta e di peggiorare la qualità dell’ambiente. Lo sforzo congiunto Eni-CNR porterà a costituire il primo laboratorio italiano per lo studio integrato della criosfera terrestre artica, che utilizzerà misure in campo, osservazioni satellitari e modellistica numerica.
Il centro Eni–CNR di Gela “Ettore Majorana” sulla fusione magnetica sarà orientato alla ricerca di avanguardia sulle caratteristiche dei plasmi, dei magneti superconduttori, e sulle caratteristiche delle centrali che possono sfruttare le proprietà dei materiali e i vantaggi del processo di fusione. Il centro svilupperà competenze anche sul fronte del trasporto e dello stoccaggio della potenza elettrica, interfacciandosi con centri CNR che già operano in questi campi in Sicilia. L’attività di collaborazione Eni–CNR prevede lo sviluppo di competenze e
know-how tecnologico, di tecniche innovative e di metodologie di validazione per la fusione, attraverso l’integrazione di competenze dei centri di ricerca di eccellenza del CNR con Eni.
Nel polo di ricerca agrario del CNR di Portici, nell’ottica della circolarità, saranno sviluppati progetti dedicati allo studio della decarbonizzazione in ambito agricolo e degli scarti da biomasse, da utilizzare come materia prima per la produzione di biocarburanti nelle bioraffinerie Eni. Al tempo stesso saranno realizzati studi e progetti per l’intensificazione e lo sviluppo dell’agricoltura sostenibile, attraverso l’uso multifunzionale del territorio e la diversificazione delle coltivazioni a supporto della bioeconomia, in linea con i principali obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e con i programmi di ricerca europei sulla bioeconomia e l’agri-food.
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