Le nove Associazioni ambientaliste (CAI, FAI, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Mountain Wilderness, TCI, WWF), che hanno dato vita dal 2017 all’Osservatorio sul Parco Nazionale (PN) dello Stelvio sono e restano convinte, che uno dei parchi storici istituiti in Italia, dopo circa 85 anni di vita (il parco nasce nel 1935), debba essere dotato finalmente di un Piano Parco e di Norme di attuazione coordinate, che assicurino l’unitarietà dell’Area protetta e garantiscano un futuro sostenibile alle popolazioni alpine.
L’Osservatorio, nell’apprezzare la disponibilità al confronto del presidente del Comitato di coordinamento e di indirizzo nazionale del PN dello Stelvio, Ugo Parolo, ribadisce la richiesta della convocazione di una conferenza conclusiva della Valutazione Ambientale Strategica per arrivare al perfezionamento di un piano e di regole coordinate, prima che sia reso il parere motivato vincolante del Ministero dell’Ambiente (come previsto dal decreto legislativo n. 14/2016) sulle tre bozze di Piano e di Norme di Attuazione elaborate dalle due Province autonome di Trento e di Bolzano e dalla Regione Lombardia.L’Osservatorio chiede al presidente Parolo di assicurare tempi serrati di un confronto che deve coinvolgere anche i territori e gli attori sociali e garanzie per la definizione di piani che non contemplino un aumento delle cementificazioni e di nuove invasive infrastrutture e servano a consolidare e valorizzare gli ambiti di tutela naturalistica dell’area protetta.
L’Osservatorio delle associazioni ambientaliste sul PN dello Stelvio è convinto, infatti, nello spirito delle Linee Guida elaborate nel gennaio 2017 dallo stesso Comitato nazionale di coordinamento e di indirizzo, che si debbano superare positivamente gli attuali limiti delle elaborazioni sin qui compiute, riuscendo a completare gli approfondimenti che ancora mancano, per assicurare nei fatti l’unitarietà del PN dello Stelvio su: le analisi dei valori paesaggistici e naturalistici presenti nell’area protetta alla luce anche dei cambiamenti climatici; l’omogeneità dei criteri con cui vengono individuate le zone di maggiore e minore tutela; le attività da autorizzare o vietare a seconda delle varie zone; l’integrazione tra le diverse zonizzazioni.messa più rilevante, in una situazione in cui l’ambiente alpino è sottoposto a radicali cambiamenti per lo scioglimento dei ghiacciai e del permafrost, sia proprio quella di come garantire il futuro degli insediamenti e delle attività economiche alpine, abbandonando la formula obsoleta +cemento, +infrastrutture di trasporto, +impianti di sci e +impianti per l’innevamento artificiale, dannosa per i delicati equilibri ecologici della montagna, e puntando, invece, sulla promozione e sul consolidamento di una filiera economica innovativa che assicuri lo sviluppo sostenibile del turismo verde, la ristrutturazione e rigenerazione di qualità del tessuto edilizio ed urbano, la mobilità pulita e dolce.