Il vertice sul clima delle Nazioni Unite, che si è tenuto ieri a New York, ha annunciato importanti iniziative di trasformazione settoriale, rafforzando la richiesta del Segretario generale a tutte le nazioni e a tutti gli attori del mondo economico, imprenditoriale e della società civile di dare una risposta concreta alla crisi climatica. Questo nonostante i maggiori responsabili delle emissioni fossero in gran parte assenti dal programma della giornata.
L’azione per contrastare i cambiamenti climatici deve aumentare esponenzialmente –è stato calcolato da tre a cinque volte- su tutta la linea, per mantenere il riscaldamento al di sotto di 1,5° C. Questa è la soglia oltre la quale, secondo la comunità scientifica, gli impatti dei cambiamenti climatici saranno devastanti. Anche se i Paesi che si sono guadagnati un posto sul palco del vertice hanno dato contributi positivi, nei prossimi mesi si dovrà fare molto di più per garantire che venga abbassata la curva delle emissioni climatiche e per salvaguardare il miliardo di persone sempre più a rischio e le specie e gli ecosistemi più colpiti dagli impatti climatici.
Manuel Pulgar-Vidal, leader globale Clima e l’Energia del WWF, ha dichiarato: “Il segretario generale Guterres è stato coraggioso nel mantenere alto il livello del vertice. E alcuni importanti annunci di trasformazione sono stati fatti sulla decarbonizzazione a lungo termine, sulla trasformazione nei settori finanziario, alimentare e del raffreddamento. Ma è deludente che i Paesi che più di tutti sono responsabili delle emissioni non abbiano fatto di più”.
Altro aspetto importante, le soluzioni climatiche basate sul ripristino e l’espansione dei sistemi naturali sono emerse come uno dei filoni di lavoro più promettenti che proseguiranno a partire dal vertice (e non è un caso che le Nazioni Unite hanno dichiarato dal marzo scorso il decennio dell’Ecosystems Restoration).
Per quel che riguarda l’Italia, pur considerando positivo l’impegno a procedere sulla strada dell’azzeramento del carbonio entro la metà del secolo e attuare una vera transizione ecologica, riteniamo urgente intraprendere questo percorso con più decisione e concretezza. Oggi si stanno aprendo opportunità di futura prosperità economica in un’economia radicalmente diversa. Per coglierle bisogna attrezzarsi, con competenze e capacità di programmazione. A partire dal Piano Energia Clima, che deve tener conto dei probabili nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni a livello europeo. Molto oltre il Piano, il Governo dovrebbe accettare questa sfida con nuova energia, in tutti i sensi, mettendo su anche una task force per la transizione che si confronti anche con tutti gli stakeholders non per accettarne i veti e i minimi comuni denominatori, ma per trovare le soluzioni e il massimo accordo per cambiare e dare al Paese un futuro.
Il testimone passa ora alla COP 25 a Santiago del Cile, a dicembre, dove si svolgeranno i negoziati per assicurare gli obiettivi concreti di riduzione delle emissioni in linea con la sfida di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.
Ma molto prima, domani, l’IPCC, il panel Scientifico dell’ONU, renderà noto un nuovo rapporto sull’impatto del cambiamento climatico sugli oceani e sulla criosfera (ghiaccio marino e terrestre, ai poli e sulle montagne), che rappresenta un nuovo documentato e autorevole nonché sconvolgente grido d’allarme. In attesa del report IPCC, il WWF Italia ha redatto il dossier “La crisi climatica nel Mediterraneo: alcuni dati”, che mostra come il Mediterraneo sia una delle regioni maggiormente a rischio per gli effetti del cambiamento climatico nel mondo.