Pubblicato il: 15/06/2020 13:38
Tartarughe marine, una specie meravigliosa quanto minacciata, celebrata nella Giornata Mondiale delle Tartarughe Marine che cade il 16 giugno, data che coincide con il compleanno di Archie Carr, conosciuto nel mondo come “il padre della biologia delle tartarughe marine”, specie a cui ha dedicato la sua intera carriera di ricercatore. Per salvarle scende in campo la tecnologia, tra tag, satelliti e droni.
Partiamo dai ‘tartatag‘. Così come avviene per i cetacei e gli squali, le tartarughe marine sono diventate di recente protagoniste di nuovi progetti di monitoraggio che prevedono l’utilizzo di Tag satellitari.(Video)
Una di queste è Erasmus, una femmina di Caretta caretta trovata da un mitilicoltore del Mar Piccolo di Taranto intrappolata in una rete fantasma e priva di un arto posteriore. Grazie al recupero e alle cure ricevute prima alla Sea Turtle Clinic dell’università di Bari, poi dal Centro di Recupero Tartarughe Marine Wwf di Policoro, la tartaruga è stata munita di un tag satellitare per cetacei, riadattato all’utilizzo per chelonidi, e liberata in mare.
Questa tecnologia del sistema di monitoraggio satellitare è stata ottenuta grazie al finanziamento della Fondazione Con il Sud nel progetto promosso da Jonian Dolphin Conservation, Cnr Stiima di Bari e dipartimento di Ecologia di Uniba “Ketos – Centro Euromediterraneo del Mare e dei Cetacei”.
Grazie a questo tag è possibile studiare gli spostamenti di Erasmus e viaggiare con lei: dopo essere stata liberata, la tartaruga ha trascorso due settimane nelle acque Metapontine e ora, dopo quattro mesi, si trova ancora all’interno del Mar Piccolo di Taranto. Questo significa, per i ricercatori, che il Golfo di Taranto è non solo un’importante sito di nidificazione, ma anche un’area di svernamento e alimentazione per gli individui di ogni taglia, quindi un luogo di vitale valore per la protezione della specie.
Ora è possibile seguire anche Alessandra, Caretta caretta dotata di tag satellitare e liberata lo scorso 18 maggio sempre a Policoro. Recuperata grazie all’intervento di un pescatore della Cooperativa Nereide di Policoro, Alessandra era in asfissia per annegamento e destinata a morte certa poiché incastrata sul fondo del mare e bloccata da una vecchia rete da posta. Ora anche Alessandra sta bene e si trova a qualche chilometro dall’Oasi Wwf, lungo le coste metapontine.
Grazie ai sistemi satellitari per gli esperti sarà sempre più facile comprendere abitudini e spostamenti di questi rettili marini la cui ecologia è ancora poco conosciuta. Anche se è ancora prematuro affermarlo, le due tartarughe sembrano essere fedeli a quest’area, dalla superficie a 200 m di profondità.
Non solo tag: a vegliare sulle tartarughe marine ci sono anche i droni. Grazie al finanziamento ottenuto con il progetto Life Euroturtles in cui il Wwf Italia è partner, dal 2017 lungo le coste siciliane e del Golfo di Taranto è possibile osservare dall’alto la presenza delle tracce di nidificazione di Caretta caretta.
I droni permettono agli operatori di ridurre lo sforzo di monitoraggio, percorrendo più velocemente e senza sforzi fisici i tratti di costa da controllare. Questi strumenti favoriscono, inoltre, l’accesso in aree altrimenti impenetrabili. Grazie all’utilizzo dei droni si è riusciti a passare da 600 chilometri percorsi a piedi dai volontari nel 2013 ai 1.800 chilometri percorsi con i volontari e il drone nel 2019 (dati Golfo di Taranto).
Ci sono ancora dei limiti evidenti all’utilizzo dei droni come il vento e la durata limitata della batteria che ne riducono l’utilizzo, ma certamente stanno mostrando l’importante valore che la tecnologia può offrire alla conservazione della Natura e della biodiversità.
La mappatura. Grazie alla tecnologie a grazie al lavoro svolto sul campo da volontari e ricercatori fino ad oggi, è stato possibile costruire una nuova immagine delle coste frequentate dalle tartarughe marine e individuare importanti aree di nidificazione, fino ai primi anni 2000 sconosciute o ritenute non idonee.
Per la salvaguardia delle tartarughe marine, solo nel 2019 il Wwf in Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia ha coinvolto centinaia di volontari che, affiancati da personale esperto, hanno monitorato più di 2.400 chilometri di costa tra Calabria, Basilicata e Puglia e circa 1.000 in Sicilia. 39 i nidi individuati nel 2019, che hanno portato verso il mare circa 2.200 piccoli di tartaruga marina.
Tutti noi, però, possiamo fare la nostra parte. Per questo, ecco un vademecum ‘salva Caretta caretta, per sapere cosa fare in caso di avvistamenti di tracce, esemplari in difficoltà o nidi di tartarughe marine.
In caso di avvistamento di tracce di escursione: prendere la posizione Gps, fare foto da diverse angolazioni, assicurarsi di non cancellarle, chiamare immediatamente la Capitaneria di porto al numero gratuito 1530 e le associazioni autorizzate.
Nel caso di ritrovamento di tartaruga in emersione, chiamare immediatamente la Capitaneria di Porto e le associazioni autorizzate; non disturbare con schiamazzi e urla, non toccare l’animale, non utilizzare foto con flash o luci, rimanere distanti dall’animale almeno 4 metri e mantenersi sempre dietro l’animale, mai frontalmente.
Se si avvistano neonate o la schiusa di un nido non segnalato, non prendere alcuna iniziativa, chiamare immediatamente la Capitaneria di Porto e le associazioni autorizzate, poiché va valutato il da farsi a secondo l’esigenza. In ogni caso, evitare schiamazzi ed urla, di toccare gli animali e non utilizzare luci e flash, che confondono le neonate, allontanando le dal naturale percorso verso il mare.
Se si incontra un esemplare spiaggiato, chiamare immediatamente la Capitaneria di porto e le associazioni autorizzate; nel caso in cui il ritrovamento si verifichi d’estate, porre l’animale in vasca all’ombra, coperto da asciugamani umidi, non riempire la vasca d’acqua poiché l’animale potrebbe annegare; se lo spiaggiamento si verifica d’inverno, riporre in vasca in un luogo riparato dalle correnti.
Adnkronos.