È stato presentato oggi da Mulino Bianco, brand del gruppo Barilla, il progetto “La Carta del Mulino”, realizzato in collaborazione con il WWF, l’Università di Bologna, l’Università della Tuscia e OpenFields. Esempio di buona pratica per la transizione ecologica dell’agricoltura, il progetto mira a rendere la filiera della coltivazione del grano tenero più sostenibile, restituendo spazio alla natura nei campi di grano, favorendo la naturale fertilità del suolo e riducendo l’uso dei prodotti chimici.
“La Carta del Mulino” è un disciplinare di agricoltura sostenibile costituito da 10 regole che intervengono sulle principali cause di perdita della biodiversità collegate all’agricoltura, come la semplificazione degli agroecosistemi con la perdita di habitat secondari essenziali per la sopravvivenza di molte specie animali e vegetali e l’uso eccessivo della chimica di sintesi nelle pratiche agricole. I criteri di sostenibilità della “Carta del Mulino” intervengono direttamente su queste cause dell’impatto dell’agricoltura sul nostro Capitale Naturale, promuovendo pratiche agricole virtuose per la tutela degli agroecosistemi e la fertilità del suolo, coinvolgendo agricoltori, stoccatori e mulini.
Un obiettivo concreto importante per il WWF sono i 2.000 ettari di superficie agricola oggi utilizzata che con il progetto a regime saranno trasformati in aree semi naturali, con la semina di fiori nettariferi utili per l’alimentazione degli insetti impollinatori. Il WWF ha contribuito a selezionare le specie dei “fiori del Mulino” più adatte in relazione non solo al loro periodo di fioritura, per garantire la risorsa alimentare per gli insetti per un ampio periodo di tempo, ma anche per riportare nei campi di grano tenero specie selvatiche diventate oggi rare a causa dell’utilizzo di pesticidi, come ad esempio il papavero, il fiordaliso, i trifogli e la camomilla. Si tratta di un piccolo Parco diffuso nelle nostre campagne per diversificare gli agroecosistemi, aumentare la loro biodiversità, riconsegnando spazio alla Natura.
L’impegno di Barilla nel progetto “La Carta del Mulino” prevede anche il riconoscimento per gli agricoltori di un premio per il grano tenero sostenibile conferito alla filiera dei prodotti Mulino Bianco, in grado di compensare le minori rese per queste superfici agricole che saranno riconsegnate alla Natura, assicurando contemporaneamente la sostenibilità ambientale ed economica del progetto, a vantaggio di tutti.
Altri risultatidel progetto saranno la promozione di pratiche agricole virtuose, come le rotazioni delle colture, con l’obiettivo di favorire il mantenimento della naturale fertilità del suolo, e la riduzione della chimica di sintesi lungo tutta la filiera.
La coltivazione del grano tenero con cui è stata prodotta la farina del biscotto Buongrano (il primo prodotto a marchio Mulino Bianco realizzato con 100% farina di grano tenero coltivato rispettando i criteri del disciplinare) è stata vincolata ad una rotazione quinquennale con minimo tre diverse colture. Per le prossime produzioni saranno fornite agli agricoltori indicazioni sui modelli di rotazione delle colture più sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico, sulla base di una specifica ricerca condotta da una delle Università coinvolte nel progetto, con l’obiettivo di inserire nel ciclo delle rotazioni almeno una leguminosa in grado di fissare naturalmente l’azoto nel suolo.
Un altro impegno importante è il divieto dell’uso del glifosate dalla semina fino al raccolto, non solo in Italia (dove l’utilizzo del glifosate è già vietato solo nella fase di pre-raccolta) ma anche in quei Paesi dove sarebbe consentito dalle norme nazionali.
Nel percorso di miglioramento del disciplinare l’azienda si è impegnata a escludere l’uso del glifosate nella coltivazione delle particelle a grano tenero anche nella presemina, a partire dal 2020, anticipando il termine dell’autorizzazione del diserbante per cinque anni stabilito il 27 novembre 2017 dall’Unione Europea.
Per Gaetano Benedetto, Direttore Generale del WWF Italia «La Carta del Mulino rappresenta un significativo passo verso un’agricoltura più sostenibile agendo direttamente sulle cause della perdita di biodiversità. Riducendo l’uso delle sostanze chimiche e restituendo spazio alla natura, trasformando superfici oggi coltivate in aree semi-naturali, sarà possibile riportare nelle campagne alcune specie di fiori selvatici nettariferi indispensabili per l’alimentazione degli insetti impollinatori».
Con il progetto a regime (si stima entro il 2022) il numero di aziende agricole coinvolte saranno circa 5.000 e gli ettari interessati dalla coltivazione di grano tenero sostenibile saranno oltre 60.000, con 2.000 ettari di SAU restituite alla Natura. Sono numeri che competono con gli interventi agro-climatico-ambientali che il nostro paese riuscirà a realizzare con misure analoghe nello Sviluppo Rurale della PAC 2014-2020, dimostrando come le filiere agroalimentari industriali, se gestite in modo responsabile, possono avere un ruolo strategico per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030, in particolare per arrestare la perdita della biodiversità causata dall’agricoltura intensiva, come ha ricordato recentemente anche la FAO.
La collaborazione del WWF con Mulino Bianco riguarderà inoltre anche l’importante tema dell’agricoltura biologica e dei prodotti biologici della marca, con iniziative congiunte d’informazione ai consumatori per divulgare i benefici ambientali dell’agricoltura biologica.